Costa Rica: 75 anni senza esercito

Il 15 Settembre in Costa Rica è festa nazionale, ma senza sfilata militare. Da ben 75 anni, questo piccolo Stato di appena 5 milioni di abitanti, piccola perla posta tra Nicaragua e Panama, ha deciso di rinunciare ad una istituzione che per molti parrebbe fondamentale in un mondo scosso dai conflitti: L’esercito.
Questa decisione sembra ancor più sorprendente in America Centrale, zona che è stata spesso messa in pericolo da guerre, dall’Imperialismo degli Stati Uniti e dai colpi di Stato.Eppure, questa è stata la sua scelta, scelta che è stata in seguito di ispirazione per altri Paesi. Cerchiamo di capire perché.
Il 1948 è anno di elezioni presidenziali nel Paese. Elezioni che faranno scorrere molto inchiostro, e anche molto sangue.
Il 6 Febbraio 1948, Otilio Ulate Blanco raccoglie la maggioranza dei voti. Il tribunale elettorale riconosce la sua vittoria e diventa così ufficialmente Presidente del Paese…ma molto provvisoriamente. Di fatto la maggioranza uscente, che aveva portato alle elezioni Teodoro Picado Michalski, esige l’annullamento dei risultati, asserendo una presunta frode elettorale.
Il tribunale non accoglie la richiesta giudicando le elezioni conformi alla legislazione vigente. Il partito presidenziale si rivolge allora al Congresso Costituzionale che annulla le elezioni poco dopo. È il primo Marzo 1948.
La decisione pare avere una sua logica visto che il Congresso era costituito in maggioranza da comunisti e membri della maggioranza “calderonista” ( i sostenitori del Presidente uscente, Teodoro Picado Michalski, lui stesso sostenitore dell’ex Presidente Rafael Angel Calderon Guardia).
Ad onor del vero, bisogna ammettere che c’erano state alcune zone d’ombra nel processo elettorale. Il Tribunale elettorale aveva dichiarato Ulate Blanco vincitore basandosi sui telegrammi inviati dai diversi seggi elettorali, senza aspettare la conferma ufficiale del conteggio manuale delle schede. Un incidente di origine sconosciuta manda letteralmente in fumo la grande maggioranza dei bollettini di voto, rendendo impossibile qualsiasi verifica dei risultati. L’incendio era di origine dolosa, come verrebbe fatto di pensare, e orchestrato dal Presidente uscente o un altro candidato senza scrupoli? Nessuno lo ha mai veramente saputo.
Ulate Blanco, sospettato di aver organizzato la frode viene arrestato, nonostante il sostegno dell’Arcivescovo Victor Sanabria Fernandez e dell’Ambasciatore degli Stati Uniti (che riusciranno comunque a farlo scarcerare). Questo affronto conclamato contro la democrazia viene mal digerito dalla popolazione, da qui la scoppio di una vera e propria guerra civile.
Figura di spicco di questo conflitto è José Figueres Ferrer, un grande proprietario terriero, che prende le armi per difendere la libertà del suo Paese.
Di fatto Ferrer ce l’aveva da un po’ con il governo. Nel Luglio del 1942, durante un programma radiofonico, aveva denunciato la corruzione e le intimidazioni orchestrate dal Governo di Calderon Guardia. Fu arrestato in diretta e dopo aver passato 4 giorni in prigione, fu costretto all’esilio. Era in Messico quando decise di tornare nel suo Paese, appresa la notizia della nomina di Teodoro Picado Michalski. Comincia così una guerra civile breve e violenta. In poco più di sei settimane causa più di 1000 morti.
Figueres Ferrer- che sarà soprannominato più tardi Don Pepé – insieme alla legione dei Caraibi, un gruppo formato da ribelli che hanno come obbiettivo di sradicare le dittature dell’America centrale strappa la vittoria schiacciando i conservatori. Ferrer e Blanco concludono un’alleanza che porta il primo a capo del Governo per un periodo di transizione di 18 mesi, prima di eclissarsi e lasciare il posto al secondo, che finirà per diventare finalmente Presidente della Repubblica, chiudendo il cerchio. Ferrer, con la promulgazione della Costituzione attualmente in vigore diede vita alla seconda Repubblica.
Le conseguenze di questa guerra civile andranno ben oltre un semplice rimescolamento politico. Più di 1000 persone erano morte durante questo conflitto e non era pensabile lasciare che una cosa del genere potesse succedere di nuovo. Così, il primo Dicembre del 1948, José Figueres Ferrer, fa votare un decreto legge che abolisce l’esercito. Si dice che per dare maggior peso alla sua decisione, si reca alla caserma di Bellavista (oggi museo Nazionale) nel cuore della capitale e munito di mazza da un colpo al muro simbolico su uno dei muri. Aveva distrutto l’esercito.
Sopprimendo l’esercito, José Figueres Ferrer è convinto che si possa così evitare qualsiasi colpo di stato militare o guerra civile che vedrebbe la popolazione opporsi ai militari. In America centrale, gli eserciti sono spesso associati ai conflitti interni e colpi di Stato più che a conflitti contro potenze esterne, anche se le guerre tra Paesi limitrofi possono ovviamente sempre accadere.
Dal 1948, la maggior parte dei vicini del Costa Rica hanno subito una guerra civile. In Nicaragua la guerriglia Sandinista nel 1979 contro la dittatura è stata subito seguita da un’altra guerra civile tra sandinisti e antisandinisti. In Salvador, la guerra civile che è durata dal 1979 al 1992 ha causato la morte di almeno 75000 salvadoregni, mentre in Guatemala 200000 persone sono morte in 30 anni di lotte interne.
Se guardiamo tutta l’America Latina, le persone morte in seguito a colpi di Stato o guerre civili sono centinaia di migliaia.
Oltre ad aver protetto i costaricani dai loro militari, la cancellazione dell’esercito ha permesso al Paese di reinvestire il budget dedicato nella formazione scolastica e nella salute. Oggi, secondo la Banca Mondiale, il PIL del Costa Rica per abitante è due volte maggiore di quello del Guatemala e 4 volte quello del Nicaragua. Il Paese gode di un alto ISU (Indice di Sviluppi Umano) e tra i più alti tassi di alfabetizzazione dell’America Latina (97%), un’aspettativa alla nascita di 80 anni e un tasso di disoccupazione dell’8% della popolazione attiva.
Convinti di questa misura, i costaricani hanno confermato l’abolizione dell’esercito in un referendum che si è svolto nel 1985, con il 90% dei voti a favore.
Ma cosa fare in caso di minaccia? Nel 2010, il Nicaragua ha invaso un isola di proprietà di questo Paese senza esercito. Se il Costa Rica ha mandato dei poliziotti e guardie di frontiera, si è soprattutto rifatto al diritto internazionale per far rispettare la sua sovranità territoriale. La Corte internazionale di giustizia, chiamata dal Costa Rica, ha emesso sentenza a suo favore (2013- icj-cin.org), affermando che il Nicaragua aveva violato la sua sovranità. Ha ordinato al Nicaragua di ritirare le sue truppe, cosa che è stata fatta.
La vocazione democratica del Costa Rica si riflette nelle sue relazioni internazionali, fondate sulla cooperazione multilaterale e sulla promozione della stabilità regionale. Qui c’è la sede dell’Università per la Pace delle Nazioni Unite, e San José ospita la Corte interamericana dei diritti umani, organismo giudiziario dell’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) con competenze relative alla Convenzione interamericana dei diritti dell’uomo . Il Paese si è inoltre distinto per importanti attività di mediazione, in particolare in relazione alla guerra civile in El Salvador, Guatemala, Nicaragua e Honduras.
Per la difesa, i costaricani si appoggiano soprattutto su di un importante rete di alleanze. Il Paese fa parte dell’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) che le assicura il sostegno, tra li altri, degli Stati Uniti in caso di aggressione. Gli Stati Uniti sono un Paese alleato e hanno appoggiato il Costa Rica durante il tentativo di aggressione del Nicaragua.
Convinto dalla politica del Costa Rica, Panama non ha più esercito dal 1994.