I Bambini delle Guerre dimenticate

La guerra in Ucraina ha occupato le prime pagine dei giornali per più di un anno. Oggi, la ripresa del conflitto tra Israele e Palestina ci preoccupa più che mai.
Ma, al di là delle questioni politiche che non analizzeremo qui, mai come in questo momento dai tempi della Seconda Guerra mondiale, tanti bambini hanno bisogno di aiuti umanitari, come sottolinea il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF). La crisi umanitaria che colpisce Gaza (e la Palestina tutta da anni) è un vero e proprio genocidio, a Gaza il 43% della popolazione è under 14. La recrudescenza di queste violenze deve riportare la nostra attenzione sui bambini delle guerre dimenticate, guerre che si chiamano non solo conflitti armati, ma anche epidemie, migrazioni, malnutrizione, siccità, carestia. Il cambiamento climatico aggrava queste crisi e ne scatena di nuove. Ecco alcune tra le più importanti emergenze, situazioni che sembrano non aver fine e dove i bambini pagano il prezzo più alto.

Myanmar e Haiti
In Myanmar la popolazione birmana è confrontata a una crisi politica e umanitaria senza precedenti. Questa fa pesare gravi rischi sulla protezione dei civili. La difficoltà nel aver accesso ai servizi vitali porta anche ad una profonda insicurezza alimentare. I bisogni umanitari si sono aggravati in tutto il Paese, con 17,6 milioni di persone che necessitano di aiuti quest’anno. Il numero di sfollati all’interno del Paese è notevolmente aumentato, arrivando a 1,4 milioni di persone lo scorso anno. Molti di loro sono Rohynga, uomini, donne e bambini di religione musulmana, senza Stato, sottoposti da decenni a epurazione etnica. La metà dei bambini in età scolare – quasi 4 milioni – non vanno a scuola da due anni. Sono state segnalate gravi violazioni dei diritti dei bambini nei conflitti armati. Droga e violenza sono all’ordine del giorno.
Così come ad Haiti, dove povertà, violenza ed epidemie crescono ogni anno. Metà della popolazione soffre la fame e per la prima volta nella storia del Paese, almeno 19 milioni di persone sono a forte rischio carestia. Bande armate controllano le vie di accesso strategiche del Paese e della capitale, Port au Prince. Le loro azioni costringono comunità intere a fuggire. Le Nazioni Unite hanno deciso all’inizio di Ottobre di quest’anno, su richiesta del governo haitiano, l’invio di una missione in sostegno alle forze dell’ordine. Nel corso degli ultimi mesi, le bande hanno bloccato il principale terminal petrolifero di Haiti, paralizzando l’economia e costringendo le scuole a chiudere. Nello stesso tempo una nuova epidemia di colera ha aggravato la già pesante situazione di debilitazione dei bambini.
Fame nella Repubblica Democratica del Congo
Nella Repubblica Democratica del Congo la guerra si chiama fame. Una persona su quattro ha bisogno di aiuti umanitari. Lo scorso anno la malnutrizione ha colpito 6,5 milioni di persone, in particolare modo bambini al di sotto dei 5 anni. Questo numero non diminuisce da ben 20 anni. 5,7 milioni di persone si sono spostate all’interno del Paese, ossia il numero più alto del continente africano. La promiscuità nei campi dove vivono le famiglie sono cariche di pericolo per i bambini che sono posti davanti ad un rischio sempre maggiore di violenza e malattia. Gravi epidemie, evitabili, come la rosolia, la febbre gialla , il colera e la malaria mietono ogni anno un numero ancora troppo elevato di vittime per colpa di infrastrutture insufficienti, vincoli nell’accesso delle cure e una debolissima copertura vaccinale. La RDC si trova tra i Paesi con il tasso più elevato di mortalità materna e infantile.
Crisi climatica del Corno d’Africa
Il Corno d’Africa sta subendo in pieno l’impatto mortale della crisi climatica. La regione si trova oggi davanti ad una situazione senza precedenti. Ha vissuto 6 episodi consecutivi di siccità. Questa situazione persistente porterà ad una catastrofe continua per le popolazioni di Etiopia, Kenya e Somalia. Almeno 36,4 milioni di persone avranno bisogno di aiuti urgenti per sopravvivere. Secondo gli esperti la Somalia sarà il Paese più colpito. Più di 9,5 di bestiame è morto, ed altre morti sono previste. I bambini sono troppo magri e il loro sistema immunitario è debole. Questo li rende vulnerabili ai ritardi dello sviluppo, alle malattie e alla morte. Fame chiama violenza e nell’area non si raggiungerà mai la stabilità politica senza stabilità economica di base.
Violenza nel Sahel
Anche nel Sahel la violenza armata e l’insicurezza sono in costante crescita. Il Burkina Faso, il Mali e il Niger sono tra i Paesi più colpiti. I servizi che riguardano la formazione scolastica, la salute, l’acqua e i servizi igienico- sanitari, già deficitari sono ancor più compromessi. Più di 11 100 scuole sono state chiuse. La regione e anche duramente colpita dalla crisi climatica, la siccità prolungata rende l’agricoltura e l’allevamento impossibili per molti. Nel 2023, 37,8 milioni di persone hanno avuto bisogno di sostegno umanitario. 3 milioni in più rispetto all’anno precedente. Nel Sahel, nel 2022, gli operatori umanitari hanno ricevuto solo la metà dei finanziamenti necessari.
Afghanistan
In Afghanistan, il controllo passato in mano ai talebani ha portato al deterioramento di una situazione umanitaria e dei diritti umani già difficile. Il Paese è oggi uno dei luoghi peggiori per donne e ragazze per via del loro quasi totale sradicamento da scuole, università, luoghi di lavoro e vita pubblica in generale. Questo ha avuto ripercussioni anche per le donne che si occupano di aiuti umanitari alle quali è stato vietato lavorare nel Paese. Molti progetti sono stati sospesi. L’Afghanistan entra nel suo terzo anno consecutivo di problemi climatici e nel suo secondo anno di declino economico. Ormai due terzi della popolazione Afghana, pari a 28,3 milioni di persone hanno bisogno di aiuti umanitari.
Crisi economica e finanziaria in Libano e Siria
In un contesto di governance indebolita e paralisi politica, il Libano si deve confrontare con una crisi economica e finanziaria senza precedenti che tocca tutti gli abitanti rifugiati e migranti compresi. I bisogni umanitari aumenteranno quest’anno, con almeno 2,3 milioni di persone bisognose di aiuto. Ma per via del deterioramento dell’ordine pubblico, dell’instabilità politica e di pesanti ostacoli burocratici, gli aiuti umanitari hanno grandi difficoltà ad operare. I bambini sempre tra le vittime più pesanti da giustificare.
Siria. Più di 11 anni di guerra e milioni di sfollati. I bambini siriani si trovano forse davanti ad una delle emergenze più complesse del mondo. Due terzi della popolazione ha bisogno di aiuti per via dell’aggravarsi della crisi economica, del protrarsi delle ostilità circoscritte, degli spostamenti di massa e delle infrastrutture pubbliche devastate. Il conflitto siriano ha provocato una delle più grandi crisi formative della storia recente, con un’intera generazione di bambini siriani che ne paga un prezzo devastante. A questo si aggiungono infrastrutture fondamentali sul bordo del baratro, epidemie di colera e crisi climatica.
Conflitti in Yemen
Anni di conflitto in Yemen hanno lasciato la vita di mezzi di sostentamento della popolazione in pezzi. La tregua conclusa tra Aprile e Ottobre del 2022 ha permesso di ridurre il numero di vittime civili e sfollati, ma le prospettive umanitarie del Paese non sono migliorate perché milioni di persone continuano a vivere in condizioni disperate. Più di 11000 bambini sono stati uccisi o mutilati dal 2015, mentre conflitti, spostamenti e sbalzi climatici ricorrenti hanno lasciato più di 2 milioni di bambini malnutriti e in lotta per la loro propria sopravvivenza. Povertà, fame, malattie sono endemiche nella regione, mentre la salute, la scolarizzazione e gli altri servizi di base sono appesi ad un filo. Il conflitto prolungato è costato allo Yemen 120 miliardi di dollari e questo ha portato alla caduta del sistema economico e ad una pesante inflazione rendendo gli aiuti umanitari sempre più pressanti. Nelle ultime ore, la presa di posizione dello Yemen che lo vede riavvicinarsi ad Hamas innesca nuova polvere esplosiva in una situazione già allo stremo.

Chiudiamo con le parole di Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, che vogliono essere spunto di riflessione: “Il mondo si concentra attualmente – e a giusto titolo – sulla catastrofe umanitaria a Gaza. Ma su scala mondiale , molti, troppi conflitti proliferano o si intensificano, mettendo fine a vite innocenti e sradicando popolazioni intere”.