Parenti serpenti è il film di Natale più cinico di sempre

Parenti serpenti (1992), diretto da Mario Monicelli, è uno dei film di Natale più cinici e amari della cinematografia italiana.
Nel marasma di pellicole melense a tema natalizio, in cui si inseriscono i cinepanettoni ma anche le farse romantiche, risalta questa commedia drammatica e grottesca di inizi anni Novanta.
Una regia dalla firma autorevole di Monicelli, uno dei protagonisti della commedia all’italiana, che disgrega sapientemente gli stereotipi di tante situazioni familiari durante le festività.
Realizzando una potente critica sociale che non può passare inosservata agli occhi di chi sa interpretare la realtà con lucido distacco!
Il nucleo centrale di Parenti serpenti non è quello familiare, ma una tavola ben apparecchiata e una famiglia della piccola borghesia abruzzese.
Sono tutti disposti a vivaci effusioni affettuose, ma anche a lacrime fasulle, a teatrali opposizioni e ad isteriche aggressività. Ciò che regna sovrana è l’ipocrisia.
Una famiglia squallida e infelice, unita soltanto negli egoismi, nel vittimismo e tormentata dal luccichio della televisione. Persone che il pungente Monicelli non assolve, ma anzi decide di far detonare!

Miseria e nobiltà
A Sulmona quattro figli, insieme alle rispettive famiglie, si riuniscono nella casa degli anziani genitori per trascorrere le vacanze natalizie.
Tutto sembra scorrere in maniera ordinaria, tra cenone della vigilia, processione, tombolata, messa di mezzanotte e scambio dei regali, finché, durante il pranzo di Natale, la madre decide di fare un annuncio importante.
Con l’età che avanza, i due anziani coniugi non si sentono più sicuri ad abitare da soli e, rifiutando l’idea di trovare una sistemazione in una casa di riposo, decidono che saranno i loro figli a dover scegliere chi, tra loro quattro si addosserà l’impegno di accoglierli in casa propria (ovviamente ricevendo in cambio una parte della loro pensione e l’abitazione dei due in eredità).
Queste parole si scagliano sulla tavolata come un meteorite improvviso!
Terrorizzati dall’idea di rinunciare alla propria quotidianità, figli e consorti iniziano a discutere su chi sarebbe il più adatto a prendersi cura dei genitori, scaricandosi la responsabilità a vicenda.
Ma è proprio in questo momento difficile che si generano violenti litigi, i quali faranno venire a galla l’ipocrisia, i segreti, i rancori, le gelosie e la sfacciata materialità dei parenti.

Nessuno vuole prendersi cura dei due anziani, ma tutti sono interessati all’appartamento e al mobilio che contiene, seppur di modesto valore.
Questa vicenda, in apparenza solamente deprecabile, si rivela bestiale ed efferata sul finale, perché figli e consorti decidono di uccidere i due anziani, simulando un incidente domestico nella notte di Capodanno. Il tutto tramite una stufa a gas difettosa da loro regalatagli.
Un’escalation di miseria umana che consacra Parenti serpenti come il film più cinico del genere natalizio.
Dal basso arriva la pietà
In questo clima di ipocrisia e spietatezza si percepisce un barlume di compassione che non riesce, però, a redimere la bieca famiglia. Si tratta del narratore della vicenda: un ragazzino, ignorato dai genitori, che osserva gli adulti ma nella sua ingenua oggettività si intravede la volontà di ribellione e soprattutto un principio di pietà.
I suoi superficiali e anaffettivi genitori hanno trascurato ogni sua richiesta, rendendolo un disinvolto ma acuto osservatore della realtà che lo circonda. Al ritorno a scuola, infatti, legge alla classe il tema sulle vacanze natalizie e racconta di come siano morti i suoi nonni, smascherando involontariamente i colpevoli, ovvero i suoi parenti.
Pur se in modo fanciullesco, il bambino descrive il contesto in cui è immerso e lo fa con gli occhi della disapprovazione irrazionale.
E’ l’unico componente della perfida famiglia a salvarsi perché ignaro del disegno di morte e perché pervaso da quel senso di misericordia nei confronti di genitori e zii.
Il suo racconto attento e puntuale contiene in sé la chiave di lettura di un gesto così brutale: è la mediocrità dei suoi familiari.
La pochezza morale che abita nei quattro figli dei vecchi genitori è alla base della loro ipocrisia e della cattiveria, è il motore che muove la banalità del male.
Parenti serpenti è il film di Natale più cinico di sempre