Sabaku no Maiku e il dibattito politico – un esempio di onestà intellettuale
Dei tantissimi canali che compongono il panorama di Twitch Italia quello di Ivan Grieco spicca certamente per via della sua atipicità. Lasciata alle spalle la carriera da commentatore eSportivo – come ben documenta il suo profilo Linkedin – il noto streamer romano ha infatti costruito in questi ultimi anni uno spazio interamente dedicato ai temi di attualità, facendo del confronto in stile Tribuna Politica il suo format prediletto.
Affiancato da Francesca Palumbo e Umberto Bertonelli (fondatore del blog Economia Italia), Grieco rappresenta, nel dibattito pubblico di oggi, un punto di riferimento per tutti i millennials. Un successo, questo, che risponde della caratura degli ospiti invitati alla trasmissione, tra cui è possibile trovare esperti di settore ed esponenti di qualsivoglia compagine politica – non ultimo l’ex premier Giuseppe Conte, che è stato intervistato circa quattro mesi fa.
Recentemente, tuttavia, ad essere richiesto in miniera – così viene goliardicamente chiamata la community di Ivan – è stato un ospite d’eccezione, ossia Michele Poggi, in arte Sabaku no Maiku. Content creator appassionato di videogiochi, Sabaku è assurto al titolo di vate in quanto a conoscenza del medium grazie al trionfo de “L’Anima Oscura” su YouTube – il suo playthrough del celebre Dark Souls – e di questo si occupa a 360° almeno dal 2013.
Quella che potrebbe dunque sembrare una mera collaborazione a fini commerciali, vista la mancanza di contingenza tematica tra i due creator, è in realtà un evento notevole, capace di mettere in luce un problema più attuale che mai circa lo stato dell’informazione in Italia e il diffuso sentimento di disillusione che le nuove generazioni provano nei confronti della classe dirigente.
Il valore dell’onestà intellettuale
Rivelatosi profeticamente accurato il monito di Alvin Toffler, secondo il quale si stavano “aggiungendo strati di comunicazione al sistema sociale”, l’infosfera si è sempre più addensata – specialmente con l’avvento del web 2.0 – fino a minacciare di implodere su se stessa in un costante afflusso di dati. In questo ginepraio l’attendibilità dell’informazione è un lusso e il ricorso alla tanto decantata onestà intellettuale una pratica assai onerosa per chi tenta disperatamente di ottimizzare i tempi.
Dal canto suo, Ivan Grieco persegue una filosofia di dibattito incentrata sul riconoscimento delle evidenze scientifiche e dei fatti oggettivi, motivo per il quale capita spesso di assistere, nelle sue live, a fact checking e debunking di varia natura di fronte ad affermazioni che meritano di essere indagate scrupolosamente. Essenziale, in questo, è il ruolo degli esperti, che pur non essendo depositari di una qualche assoluta verità, stabiliscono quantomeno – dati alla mano – entro quali termini muoversi per avere un confronto argomentativamente serio e concreto.
Viste le prerogative del canale, la presenza di Sabaku ne risulta irrimediabilmente aliena, ma non per questo si sottrae dal suggerire una riflessione sullo stato del discorso pubblico e la profonda crisi intellettuale in cui langue: ed è esemplare che lo faccia dimostrando nient’altro che la propria ignoranza. In un certo senso, Michele Poggi non è intervenuto in quanto esperto di, quanto piuttosto come inesperto, tanto che di fronte a domande riguardanti il referendum sulla cannabis e sull’eutanasia ammette candidamente: “detesto queste domande perché io sono l’opinionista messo qui in nome della fama che ha ottenuto attraverso un’altra professione per dare voce a qualcosa di cui non ha competenza”.
Oltre l’effetto retorico del bagno d’umiltà emerge una disposizione al dialogo quasi inedita se paragonata all’attitudine – o forse sarebbe meglio dire al modus operandi – con cui sono soliti discettare i volti noti dei talk show italiani – contribuendo spesso alla circolazione di fake news se non vere e proprie teorie cospirazioniste. Lo si è visto tanto con la pandemia quanto con la guerra in Ucraina, il trionfo della tuttologia ha sancito il declassamento della cultura da strumento conoscitivo a mero titolo nobilitante.
E quanto detto da Sabaku non fa che mettere in risalto questa discrasia: un distacco, peraltro, figlio dell’eterna alterità dei nuovi media, che rispondono ad un’immediatezza discorsiva per certi versi straniante, ma al contempo fertile per la discussione. La tv pubblica invece rimane incancrenita in una sua atemporalità spettacolarizzante, dove costruisce i fenomeni del momento e li insignisce di un prestigio che si estende ben oltre le singole competenze ed il proverbiale quarto d’ora di notorietà.
L’Anima della Politica è destinata a rimanere un meme?
A qualche minuto dall’inizio dell’intervista Sabaku si definisce un “ragazzo cresciuto molto lontano dalla politica”, e identifica nel linguaggio di quest’ultima – ritenuto repulsivo – le cause del suo mancato avvicinamento. L’immagine che se ne deduce incarna un ethos piuttosto caratterizzante per quanto riguarda il panorama italiano. Dimessi i panni del Cicerone del videoludo, insomma, Sabaku diventa un cittadino qualunque: si informa (sul web) soltanto prima delle elezioni o di un referendum, va a votare ma non si riconosce in alcun partito.
Questo approccio del tutto utilitaristico nei confronti della politica non può che collocarsi all’interno del quadro prospettato dall’Istat nel report del 2020. Lo spaccato che già si delineava e che ora trova legittimazione è quello di una società che ha ben poco da pretendere dai rappresentanti della res publica e che, silenziosamente, opera una sorta di auto-dissuasione – uguale e contraria a quella attuata dai leader di partito perennemente in cerca di consenso – per preservarsi sul piano identitario.
Uno dei fattori determinanti, dunque, potrebbe essere proprio il carattere ostile e pretestuoso assunto dal confronto politico, che verte perlopiù sull’efficacia degli slogan, sacrificando sull’altare del web marketing ogni altro aspetto valoriale. Il professor Vittorio Emanuele Parsi, a questo proposito, denuncia proprio la perdita della funzione immaginifica della politica nel suo libro “Vulnerabili: Come la Pandemia sta Cambiando la Politica e il Mondo”. E non è certo un caso se questo fenomeno è tanto acuito proprio nel difficilissimo periodo in cui il mondo ha dovuto fare i conti con la diffusione del Covid-19.
Nell’ultimo biennio la partecipazione politica e la fiducia nelle istituzioni sono calate ulteriormente, colpa di un atteggiamento miope, incapace di veicolare la speranza di un futuro possibile ai cittadini. Ma affinché la politica torni a “immaginare e rappresentare un orizzonte verso il quale tendere” – per dirla con il professor Parsi – è necessario che ci sia un cambiamento anche nella comunicazione. Il linguaggio appassionato che traluce dalle blind run di Sabaku è qualcosa che difetta in modo terribile all’apparato informativo: occorre raccontare la politica mettendone a nudo l’anima, dove le ideologie non siano il punto di arrivo di sterili opposizioni, ma quello da cui partire per disegnare uno scenario possibile e desiderabile.