Antiquariato: nella polvere dei ricordi i segni tangibili della storia

Giringiro per le strade del mondo, sull’onda delle ultime avvisaglie di un’estate dagli esplosivi contorni sociali, accade che i nostri pensieri sembrano tornarci addosso come un boomerang. Occuparci allora di quel fenomeno che è l’antiquariato ci appare una via di fuga, una scappatoia che non ha poi soltanto un carattere commerciale tout court, ma vuole essere un affresco di colore su quel ramo tanto discusso delle nostre attività produttive.
Siamo stati sempre della convinzione che non tutto ciò che è antico sia per forza bello. In realtà, accanto ad impareggiabili cimeli storici esistono in quest’ambito alcune brutture, spesso raccapriccianti, che pur hanno la loro ragion d’essere. Lo scheletro essiccato di un gatto o di un pipistrello o il teschio di una leonessa africana ci creano sicuro ribrezzo, ma fanno parte di quest’ampio e curioso corredo commerciale, avente all’epoca scopi puramente didattici. La stessa meraviglia destano certe strane gabbie di legno che testimoniano come, in tarda epoca vittoriana, venissero usate per trasportare dall’est in Europa esemplari di animali rari, mai visti prima in occidente, suscitando interminabili file di visitatori.
Oggi, l’antiquariato presenta una vasta rete che si estende dall’Europa ben oltre le colonne d’Ercole. E il suo fulcro trova terreno assai rigoglioso in ogni angolo più nascosto del Regno Unito, ricco di castelli e dimore private di appassionati d’arte. E’ qui che nelle cantine più polverose si affastellano alla rinfusa oggetti tra i più datati e fors’anche dimenticati, che gli eredi cercano di rivendere per ammortizzare le spese piuttosto onerose derivanti dalla manutenzione locale. Vedi per inciso, nell’antico castello di un Lord, la ringhiera di una scalinata in puro argento massiccio, che lascia immaginare quanto e quale lavoro di squadra necessiti per la sua pulizia, laddove si invitano gli ospiti a salire la scala evitando di appoggiarsi al mancorrente.

A spasso con Drew Pritchard
Ed eccoci alle prese con Drew Pritchard, “mago dell’antiquariato” per definizione, essendo unodei più noti esperti del settore se non il più apprezzato per la sua abilità professionale. Il gallese dall’aire garibaldino, con la sua scoppola di tweed, le fossette sulle guance e sul mento da bambino cresciutello, ha scorrazzato per anni in lungo e in largo per tutto il Regno Unito col suo grosso furgone bianco insieme al fidato collaboratore Thomas, alias Tee, fornito di arguzia non inferiore a quella del suo datore di lavoro.
Parlarne al presente crea un certo imbarazzo, in quanto attualmente Pritchard ha chiuso in via definitiva la sua vecchia sede a sud dell’Inghilterra trasferendo a nord l’enorme deposito dei suoi articoli in una sede più moderna ed efficiente e continuando a seguire i suoi interessi nel negozio situato nel cuore di Londra, gestito insieme all’ ex moglie Rebecca. Qui, la bionda Rebecca, tuttora dotata del suo immutato aplomb femminino e ricca di esperienze nel settore, può guidare i suoi affari con l’aiuto di un attrezzato team di provetti collaboratori capaci di rimettere a nuovo con eccezionale maestria tecnica ogni genere di articolo deteriorato dal tempo.
Il negozio londinese continua in tal modo ad arricchirsi di sempre nuovi articoli. Vedi ad esempio quelle enormi sfere di specchio ad accecante effetto stroboscopico che riconducono i meno giovani ai locali notturni dei lontani anni ’60, o gli armadietti dentistici completi di tronchesi cavadenti da paura, insieme ai vasetti in preziosa cineseria contenenti non caramelle ma… etere e cloroformio, oppure le cassettiere con ogni genere di erbe officinali divenute oramai soltanto muffa. O, ancora, la maschera in gesso del nostro sommo ” ghibellin fuggiasco “, incredibilmente sconosciuto oltre i nostri confini europei e adocchiato quasi golosamente da Drew con la sua puntuale lungimiranza. Per non dimenticare, tra i giocattoli infantili, quei modellini hovercraft , notevole testimonianza della storia militare britannica dell’ultimo dopoguerra.

L’ antiquario sciupafemmine
Ebbene, l’ occhiceruleo Pritchard (51 anni), fedele alla sua fama di “tombeur de femmes”, è stato sorpreso con un’attraente brunetta, sua nuova compagna. Sfuggente alle telecamere, resta in noi quella sua simpatica immagine di anni addietro, quando si faceva in quattro per introdursi, in un trionfo di ragnatele, nei recessi più polverosi e bui allo scopo di raccogliere gli oggetti più rari e bislacchi da rivendere ai suoi potenziali clienti sparsi ai quattro angoli del pianeta.
Munito di uno speciale faretto e di un coltellino, palpava, sventrava, capovolgeva da ogni verso poltrone e divani dei più consunti per sincerarsi del loro marchio originale, che inevitabilmente sapeva scovare stampigliato nelle loro pieghe più nascoste. Comprava tutto ciò che lo affascinasse e potesse coinvolgere il suo intuito di affarista, compresi oggetti religiosi e di modernariato, spinto dall’unica vera passione, quella per il suo mestiere.
Divertenti le trattative al rialzo e al ribasso, precedute da lunghe pause di silenzio da parte dei contraenti. Ultima, la sospirata stretta di mano che suggellava l’accordo rendendo tutti felici e contenti. E di nuovo tra le brume di Albione alla ricerca compulsiva di altri acquisti. Una volta a casa, primo a corrergli incontro l’amato cagnolino meticcio dal nome stranamente italiano di Enzo, del quale, trascorsi tanti anni, se ne immagina non senza un filo di nostalgia il trapasso nel suo felice Eden degli animali.

Quando si spendeva un “penny”
Drew, col suo scilinguagnolo e le sue prerogative, sapeva affascinare chiunque. Adesso, non ha più da acquistare in prima persona le chiavi originali di qualche castello o gli enormi orologi bifronti delle vecchie stazioni ferroviarie o certe insegne metalliche rabberciate che distinguevano l’accesso di “men” e “women” in quei luoghi deputati a soddisfare certe necessità fisiologiche. Un tempo, nel Regno Unito, si usava infatti al riguardo la locuzione popolare “to spend a penny” quando, per entrare in un bagno pubblico, bastava inserire nella porta una moneta di tale misura.

Eroe delle discariche
Ora, Andrew Thomas Pritchard, questa la sua reale identità, si è assolto dai suoi vecchi incarichi godendo il frutto dei lunghi anni trascorsi in campo. Fin da piccolo, ammaestrato per tradizione familiare dal padre, poeta e pittore, aveva iniziato a collezionare cianfrusaglie spassandosela nelle discariche. E non va archiviato nell’album dei ricordi questo giovane ed eclettico personaggio col quale imbastire ancora qualche “chiacchiera” via etere. E’ questo un termine italiano che, a suo dire, lo ha tanto incuriosito. Venga allora da noi in periodo carnevalesco per gustare quelle che non sono solo “parole” ma speciali dolciumi, vere delizie per il palato.
Ci piace intanto risvegliare nella mente quella sua rara immagine di bambino biondo con la pipetta finta tra le labbra, quel Drew Pritchard “passator cortese”, per dirla con il Pascoli, attraverso le leggendarie dimore del Regno Unito. Innegabile caposaldo nel suo settore malgrado l’infinita sequela di imitazioni, lascia da buon maestro la sua originale impronta in quel poliedrico mondo delle antiche cose.
