Moriva 180 anni fa Berthe Morisot, l’unica pittrice femmina del gruppo degli Impressionisti.

Nata il 14 gennaio 1841 a Bourges, da bambina le piaceva disegnare e colorare; da ragazza ambiva a entrare all’École des Beaux Arts di Parigi ma, poiché femmina, non fu ammessa.
Berthe Morisot, appartenente a un’agiata famiglia dell’alta borghesia francese, studiò allora pittura privatamente con il pittore Joseph Guichard e dopo il trasferimento della famiglia nei pressi della capitale, si esercitò al Louvre nella copia dal vero delle opere dei grandi maestri.
Nel 1864, al suo primo tentativo, espose due suoi dipinti al Salon des Refusés, ma fu quattro anni dopo che la sua vita ebbe un’impennata artistica dovuta all’incontro con Édouard Manet del quale non fu solo modella ma debitrice dell’acquisizione della tecnica impressionista e della pittura en plein air.
LE COUP DE FOUDRE
Berthe conobbe Édouard al Louvre nell’inverno del 1868 mentre era intenta, accanto alla sorella, a copiare un dipinto di Rubens. Il Cupido della situazione fu il pittore Fantin Latour, conoscente delle ragazze Morisot alle quali presentò il collega Manet. Berthe aveva ventisei anni, Édouard trentacinque ed era sposato da cinque anni con la pianista olandese Suzanne Leenhoff. Berthe fu subito affascinata dalla personalità di lui, lui dalla bellezza e raffinatezza di lei. I due si piacquero. Si amarono? Forse sì.
Per ben dieci volte Manet ne farà il ritratto, cogliendone il candore della pelle, lo scuro dei capelli, la fermezza dello sguardo. Berthe posò e sperò in una rottura del matrimonio per subentrare lei a Suzanne. Sperò invano, a tal punto che nel 1874 sposerà Eugène, il fratello minore di Édouard, diventando sua cognata e, in modo diverso, la signora Manet. Due anni prima, il maestro l’aveva ritratta in un intenso dipinto del quale il poeta Paul Valéry aveva detto: “ Nell’intera produzione di Manet non c’è nulla che uguagli il ritratto di Berthe Morisot, eseguito nel 1872. Mi ha colpito il nero, il nero assoluto, e quel viso dagli occhi grandi la cui vaga fissità dà un senso di distrazione profonda e offre, in qualche modo, una presenza di assenza”.
UN PENNELLO GENTILE E SENSIBILE
Alla prima mostra impressionista allestita nello studio del fotografo Nadar nel 1874, Berthe partecipò con ben nove dipinti tra oli, acquerelli e pastelli, ottenendo approvazioni critiche. Nonostante Manet le suggerisse di usare i neri per la loro potenza espressiva, Morisot predilesse sempre le tinte chiare che stendeva con un colpeggiare leggero ma deciso sia negli interni borghesi, sia nei paesaggi en plein air, non attardandosi sui particolari ma scivolando via veloce, con una costruzione dell’immagine imprecisa e sintetica come ricercava la tecnica impressionista.
Nel suo più famoso dipinto “Le Berceau”, ritrae la sorella Edma lievemente china sulla culla della figlia, intravista attraverso la mussola del velo che taglia diagonalmente l’immagine. In secondo piano, alle spalle di Edma, scende un altro velo le cui tinte madreperlacee risaltano l’abito scuro della donna.
L’insieme è pervaso di grande dolcezza, pennellato con leggiadra maestria, una scena alla quale si partecipa con un lieve senso di colpa per lo spiare quel sentimento materno e quell’intimità domestica, cara alla pittrice.
La modernità del suo pennello si manifesta soprattutto nei paesaggi che, se scomposti in tasselli, raggiungono talvolta brani di pittura informale, come si può ravvisare nel dipinto “Jardin à Bougival” del 1884, la cui texure mostra tocchi fulminei svaporanti nelle nebbie colorate dell’angolo in alto a sinistra.
Nonostante la sua bravura, non raggiunse mai la celebrità dei suoi colleghi Impressionisti e la sua arte subì una diminuzione di prestigio perché frutto di una figura femminile vissuta nell’Ottocento.
All’età di cinquantaquattro anni, vedova da tre del marito Eugène, si ammalò di polmonite, regalò molti suoi quadri agli amici, affidò l’unica figlia all’affezionato Stéphane Mallarmé e morì il 2 marzo del 1895. Fu sepolta nel cimitero di Passy nella tomba della famiglia Manet.
Nella sua lapide nessun cenno alla sua attività artistica e nel suo certificato di morte la dicitura “senza professione”.