Obbligo di registrazione e costo elevati per assumere lavoratori europei a Londra

A meno di tre mesi dal termine del periodo di transizione, con la deadline Brexit del 31 dicembre 2020 che coincide con la fine del free movement dei cittadini dell’Unione in territorio britannico, i datori di lavoro che operano anche in Regno Unito e che qui vogliono assumere lavoratori provenienti da Paesi terzi devono considerare come adeguare il proprio business alla normativa che entrerà in vigore a partire dal 2021. Se fino ad ora, infatti, era possibile assumere manodopera europea senza soggiacere a procedure o restrizioni particolari, a partire dal 1 gennaio 2021 la situazione cambierà sensibilmente. I lavoratori comunitari (o provenienti dallo Spazio Economico Europeo) saranno infatti in tutto equiparati a quelli provenienti dagli altri Paesi terzi, e i datori di lavoro dovranno sottostare ad una normativa decisamente più stringente per poterli assumere.
Una volta terminata la libera circolazione dei cittadini comunitari all’interno del Regno Unito, infatti, perché i datori di lavoro possano assumere sarà necessario che ottengano una “sponsor licence”; a differenza del passato, questa servirà anche se vorranno avvalersi di dipendenti provenienti dai restanti 27 Paesi dell’Unione, a meno che non si tratti di lavoratori già residenti in UK prima della scadenza del 31 dicembre 2020 e che abbiano provveduto a registrarsi al EU Settlement Scheme o siano già in possesso di altri tipi di permessi.
I datori di lavoro che non siano già degli sponsor autorizzati (perché già assumono anche lavoratori non britannici) avranno dunque bisogno di diventarlo, ottenendo così la qualificazione necessaria a poter sponsorizzare ed assumere lavoratori provenienti dall’estero.
Sicuramente, l’attuale situazione socio-economica, con la pandemia che di fatto ha bloccato gran parte delle attività produttive e le aziende che cercano di avvantaggiarsi delle misure a supporto dell’economia varate dal governo britannico, fa apparire quanto mai lontana l’idea di espansione che le assunzioni oltre confine potrebbero suggerire. Importante però ribadire che l’orologio della Brexit sembra essere uno dei pochi grandi immuni al virus, con il governo Johnson determinato a non prorogare il periodo transitorio con le nuove norme sull’immigrazione che conseguentemente saranno già operative dal 1 gennaio 2021. L’Home Office ha confermato che le richieste di sponsor licence vengono generalmente considerate entro 8 settimane; tuttavia, con l’avvicinarsi della fine dell’anno, ci sarà sicuramente un aumento di richieste rispetto alla mole usuale.
Opportuno inoltre sottolineare come la richiesta di sponsorship debba essere presentata attraverso un sistema burocraticamente articolato per cui, pur avendone in principio i requisiti, non sempre l’esito è garantito o la preparazione della stessa domanda immediata. D’altra parte, i datori di lavoro che assumano lavoratori provenienti dall’estero senza averne i requisiti rischiano multe fino ad anche ventimila sterline per dipendente cui aggiungere il rischio della rilevanza penale del proprio operato. La domanda di registrazione ha un costo tutto sommato limitato (medo di 600 sterline per aziende di piccole/medie dimensioni) ma è previsto un importo da pagare direttamente al Home Office per ogni lavoratore che si intende assumere, con un costo finale che si aggira intorno alle 2000 sterline per ogni nuovo dipendente.
I datori di lavoro che dunque normalmente fanno affidamento o abbiano in mente di porre in essere assunzioni estere o trasferimenti intra-company faranno bene ad attivarsi per tempo perché sicuramente l’avvicinarsi della scadenza Brexit genererà ritardi nelle decisioni: che si tratti di aziende britanniche, ma anche europee che ad esempio abbiano intenzione di trasferire alcuni dipendenti dalla sede europea a quella britannica la parola d’ordine è tempestività.
MANUELA TRAVAGLINI, avvocato, consulente di Belluzzo International Partners ed esperto legale di The Italian Community