La birra è una bevanda estremamente amata da tempo immemore, e già all’epoca dei sumeri, nel 4000 a.C, troviamo un inno addirittura ad una divinità, l’Inno a Ninkasi.
Eppure, dopo 6000 anni non abbiamo ancora imparato molto dalla birra e commettiamo numerosi errori. In questa nuovissima rubrica vi parleremo della birra artigianale ed oggi, nello specifico, vi svelerò 5 errori che non sappiamo di commettere.
1 – ‘Sta birra è tutta schiuma!
Lo dicono anche Carl Brave e Franco 126 in Sempre in due, ma la schiuma è oppure no un difetto? Facciamo un passo indietro: la birra, che sia industriale o artigianale, non ha bisogno di prendere aria come il vino (alcuni stili si, ma non è il momento di parlarne), ed anzi ne soffre il contatto.
La schiuma serve a proteggere dall’ossidazione la birra, preservandone le sfumature e gli odori consentendo così di avere sempre il sorso perfetto. Una birra, mettendo tra parentesi alcuni stili, non è una bevanda che più si adagia nel bicchiere e meglio è, anzi, al contrario.
La schiuma è quindi una nostra alleata e non una “fregatura” che il publican vuole rifilarci per rubare i nostri soldi. Inoltre, senza scendere troppo in tecnicismi, una schiuma persistente è generalmente (non è una regola!) anche sinonimo di una birra prodotta a dovere.
Con questo non significa che una birra con metà schiuma nel bicchiere sia indice di genuinità oppure di onestà da parte del publican: così non va bene! Ogni stile poi ha una sua regola da seguire ed un suo bicchiere, quindi, se volessimo ridurre all’osso potremmo dire, azzardando nel dirlo, che la schiuma deve essere al massimo un paio di dita nel bicchiere, non considerando quindi quella che fuoriesce.
Ma a dirla tutta non mi è mai capitato qualcuno che cercasse di imbrogliarmi: i publican sono brave persone!
Ora che siete in grado di capire quando è troppa schiuma vi domanderete: perché quando ce la versiamo da soli si fa troppa schiuma? Vi insegno qualche piccolo trucco!
- Innanzitutto bisogna aver lavato bene il bicchiere, che non significa bombardarlo di detergenti.
- Poi il bicchiere deve essere sempre bagnato al suo interno, perché un bicchiere asciutto vi farà fare tantissima schiuma.
- Ultimo segreto è un non segreto, ma una dritta: ogni birra ha bisogno di una sua tipologia di bicchiere e, di conseguenza, di una metodologia per versarla/spillarla, ma qui siamo a livelli troppo alti.
- Quindi, per non sbagliare troppo inclinate il bicchiere di circa 45° e versate piano la vostra birra; una volta giunti a metà, sempre versando con la stessa intensità addrizzate il bicchiere. Vedrete che sarete soddisfatti!
2 – Una bella birra gelata, grazie!
Si prende un bel boccale di birra, lo si mette nel congelatore e poi ci si versa dentro una bella birra gelata, giusto? No, sbagliato! Se nel paragrafo precedente ho preso ogni affermazione con le pinze, perché le cose variano in base allo stile di birra, ora invece non ho dubbi: la birra non si beve ghiacciata!
Mi è capitato di andare a mangiare fuori in qualche ristorante e di vedere il ristoratore orgoglioso mentre spillava le birre per poi metterle, già spillate si intende, nel congelatore in attesa che qualcuno le chiedesse (viva l’ossidazione di cui abbiamo parlato poco fa, tra le altre cose!).
Perché la birra non si beve gelata? Ogni stile ha una sua temperatura di servizio, generalmente riportata in etichetta, che può superare anche i 10°, perché deve poter sprigionare i suoi sentori, i suoi sapori. Se la congelate cosa pretendete di poter assaporare?
Questo non significa berla calda, quindi conservatela in frigorifero e seguite le temperature di servizio consigliate sull’etichetta: vi basterà versarla ed aspettare un po’ che si scaldi nel bicchiere, se la birra lo richiede. Il risultato sarà una bevanda fresca, e non fredda, che saprà dire la sua!
3 – Una birra doppio malto è più potente!
Vero e falso. Sulla definizione di doppio malto, o anche triplo, potremmo parlare per ore, ma innanzitutto va specificata una cosa: non indica la quantità di malti, ma è semplicemente una dicitura di legge. Tale legge non è chiarissima, o meglio, è chiara ai fini della tassazione, perché a questo serve, ma non è chiara per definire la birra per l’utente finale.
La legge n.1354 (“Disciplina igienica della produzione e del commercio della birra”) risalente al 16 agosto 1962 recita:
La denominazione ”birra” è riservata al prodotto con grado Plato superiore a 10,5 e con titolo alcolometrico volumico superiore a 3,5%; tale prodotto può essere denominato ”birra speciale” se il grado Plato non è inferiore a 12,5 e ‘‘birra doppio malto” se il grado Plato non è inferiore a 14,5.
Dovremmo introdurre il concetto di grado plato ed ampliare il discorso per ore, ma non è questa la sede. Ciò che posso dirvi è che per grado plato non si intende la gradazione alcolica, come siamo abituati ad intenderla, ma ad un’altra caratteristica della birra.
Generalmente più è alto il grado plato e maggiore sarà la gradazione alcolica, ma non è sempre e necessariamente così, quindi chiedere una doppio malto per avere una birra “potente” è sbagliato, soprattutto nel campo delle birre artigianali.
Ma quindi cosa ci dobbiamo fare con la scritta doppio malto? Un tubero! Nulla! Non serve a voi, ma al legislatore, quindi guardate più allo stile, alla descrizione, al colore, parlate con il publican, ma soprattutto dimenticate la gradazione alcolica, perché non è indice di qualità.
4 – Una birra rossa per me, grazie!
Una birra rossa, per come la intendiamo noi in pizzeria, non esiste. Se andaste in Belgio e chiedeste una birra rossa vi darebbero qualcosa che non si accosta neanche vagamente al vostro palato: vi porterebbero qualcosa che sa di ciliegia probabilmente. La “nostra” rossa, l’industriale servita nelle pizzerie, si avvicina un po’ alle Bock di tradizione tedesca (ma avvicina soltanto), ma il colore non fa lo stile.
Certo, aiuta a determinare lo stile, eccome se lo fa! Ma ci sono stili che possono davvero trarvi in inganno soltanto con gli occhi: se vi dicessi birra ambrata potrei dirvi una di tradizione belga, oppure tedesca, andate poi a capirci qualcosa!
La birra non va scelta per il colore, ma per tutto ciò che può darvi, dalla schiuma, al bouquet aromatico, dal colore alla gradazione alcolica e a tantissime altre caratteristiche (vi ho riportato solo quelle più facili).
5 – La birra si beve solo in pizzeria
Questa è una delle credenze popolari più diffuse che danneggiano non solo economicamente la diffusione di una bevanda che può dare tanto, ma anche culturalmente. Aprirsi alla birra artigianale significa esplorare un mondo che, qui in Italia, è ancora pionieristico e tutto da scoprire nonostante l’impegno delle tante realtà locali che si stanno gettando a capofitto in questa nuova frontiera imprenditoriale e non solo.
La birra non si beve soltanto in pizzeria, perché se per birra intendiamo la classica bionda industriale non posso che essere d’accordo con tale affermazione, ma se vi iniziassi a dire Imperial Stout, Lambic, Tripel, Quadrupel, e tanti altri nomignoli che aprono ad un mondo vasto ed enorme, come la mettiamo?
Ci sono birre che sanno di lampone, e non perché ci sono gli aromi artificiali, birre con sentori di caffé tostato, cioccolato, cocco, ananas, malti torrefatti, erbe speziate, peperoncino, o semplicemente, tante varietà di luppoli.
Capite bene che una complessità aromatica del genere non può ridursi alla semplice pizza, ma può aprirsi agli antipasti, ai primi piatti, alla carne ed al pesce. Provate a mettere al fresco una bella Blanche e provatela con gli spaghetti con le vongole, oppure una bella Doppelbock con un panino in stile americano, o una Imperial Stout con un bel tortino al cioccolato! Non è una sfida, ma un invito entusiasta a lasciarvi andare al fantastico mondo delle birre artigianali!
Sono errori nella birra artigianale?
So che questo articolo sembra scritto dal Puffo Quattrocchi, quello saccente, ma non è così. Sono il primo a bere una birra industriale al mare, se capita, ma quando è possibile scegliere, fatelo consapevolmente, divertendovi. Ci sono tanti locali oggi che offrono una selezione artigianale, che molto spesso non costa più dell’industriale, quindi abbandonatevi all’istinto, provate, sputate, provate ancora finché non troverete la vostra dimensione: si comincia così, sbagliando!
Se vi è piaciuto l’articolo ne arriveranno altri più specifici e più interessanti. Nel frattempo perché non passi su @beatabirra così da vedere le centinaia di birre provate?