Tanto tempo fa, in una galassia lontana, vivevano e prosperavano ridenti numerosi platform tridimensionali. Erano posti felici, in cui non importava troppo se avessero texture dettagliate, una trama spessa da far impallidire Dostoevskij, o una mappa esplorabile liberamente. Fortunatamente questa galassia ora non esiste più ed i platform tridimensionali hanno lasciato spazio a videogiochi di qualità e spessore.
Ovviamente si scherza, anche perché chi scrive questo articolo li ama e, non appena ha visto Penny’s Big Breakaway, ha sentito l’esigenza di provarlo, giocarlo, recensirlo e non per il tanto discusso effetto nostalgia, quanto per usarlo come termometro per vedere un po’ dove siano arrivati i successori dei più famosi Spyro oppure Crash Bandicoot. Sapevo che stavate pensando a quelli!
Penny’s Big Breakaway viva Sonic!
A primo impatto Penny’s Big Breakaway urla da tutti i pixel, perché i videogiochi non hanno i pori, ma i pixel “VIVA SONIC!” Il nostro personaggio infatti è un simpatico-qualche-animaletto piccolo, veloce, non blu, ma in grado di fare scatti, salti e, indovinate un po’, rotolare su rampe e trampolini, che non può non ricordare il porcospino di Sega.
La scelta è chiaramente voluta dagli sviluppatori. Numerosissimi sono i richiami; basti pensare che anche le monetine, dettagli ininfluenti, saranno forate al centro, proprio come in Sonic!
La nostra arma, amica e confidente, sarà una specie di Yo-yo con le zanne e dai poteri unici che, grazie anche ai power-up presenti nel mondo di gioco, vi permetterà di compiere davvero qualsiasi azione, anche volare.
Tutto inizia con un’audizione da parte dell’imperatore di questo fantastico mondo, diviso per livelli, per vedere chi fosse più abile nelle acrobazie. Una fila interminabile, di quelle che durano giorni manco fosse Beyoncé, si spalma in una massa indistinta alle porte del palazzo, ma il nostro simpatico-qualche-animaletto non può di certo aspettare e quindi, visto che dobbiamo fare delle acrobazie, inizierete a guidarlo in una delle azioni meno onorevoli e rispettabili: saltare la fila.
Una volta dentro, l’imperatore vi accoglierà, ma all’improvviso le luci si spegneranno e qualcuno ruberà i suoi vestiti. Chi è il colpevole!?! Chi ha rubato le mie cose!?!
La colpa ricadrà ovviamente su di noi ed inizierà così la nostra goffa fuga, inseguiti da pinguini arrabbiatissimi per tutti i livelli, con l’intento non solo di non farsi prendere, ma di scoprire l’arcano.
Mondo, livelli, bioma
Il level design di Penny’s Big Breakaway è davvero ben fatto, con una diversità dei vari livelli che si dividono in quattro per ogni bioma. Ci sono due modalità di gioco fondamentali.
La prima è quella che vi consente di esplorare liberamente tutto, di raccogliere gli speciali, di parlare con gli abitanti che vi daranno maggiori informazioni sulla trama, simpatica a dirla tutta, ma anche sulle missioni secondarie, brevissime e divertentissime: spalmare il burro sulle padelle è stato bellissimo!

La seconda invece ricorda proprio Sonic. Dovrete affrontare il livello nel minor tempo possibile, con un cronometro a farvi pressing alto, consentendo quindi una grandissima rigiocabilità del titolo. Missioni, achievement, sfida al tempo, sono tre grandi obiettivi da affrontare per ogni livello e sarà vostra discrezione scegliere cosa e quando farlo.
Particolare attenzione va alla sfida con i boss, presenti nel quarto livello. Sono divertenti, variegati, non particolarmente difficili, anzi, ma non è questo il punto. Nonostante il gioco non presenti chissà quali possibilità rispetto a tanti altri colleghi (non ci sono statistiche, inventario o roba del genere), riesce a diversificare la sfida: una delle più simpatiche è stata quella in cui la sfida si trasforma in una partita di biliardo un po’ atipica.
Con Penny’s Big Breakaway non si rischia di cadere nel piattume di alcuni colleghi, riuscendo allo stesso tempo a farci fare un piacevole tuffo nel passato degli anni 90’.