Recensire BPM: Bullet Per Minute restando oggettivi e focalizzati su tutte le qualità e le pecche del titolo è davvero difficile. Atipico ed unico riesce a distinguersi dalla massa, portando il mondo degli sparatutto, che vi piaccia o meno, in una dimensione alternativa.
Che sia un pregio, oppure un difetto, questo dipende tantissimo dai vostri gusti, ma perché? Va detto innanzitutto che tipo di gioco sia: un mix tra FPS, roguelike e rhythm game. Probabilmente in BPM: Bullets Per Minute si incontrano tre dei generi più frenetici, adrenalinici e pericolosi per i cuori più deboli che esistano sul mercato.
Non proprio uno sparatutto
Sì, perché il termine sparatutto viene svuotato di significato non dovendo più sparare letteralmente a qualsiasi cosa, ma centrare bene la mira e concentrarsi ad ogni singolo colpo.
Premere il tasto A a caso, quello che in genere serve soltanto a far casino e a saltare i dialoghi e con cui i ragazzi del nostro Altea Lounge Bar sfottono il sottoscritto, non sarà sufficiente.

Ci vorrà orecchio, e tanto, perché qualsiasi vostra operazione, che sia sparare, ricaricare l’arma, schivare il colpo, andrà fatto a tempo di musica, altrimenti l’operazione richiesta si arresterà con un suono sordo pronto a restituirvi il fallimento.
Immaginate ora di aver preso bene la mira, o di essere in una posizione di vantaggio rispetto al nemico e di perdere il ritmo: il proiettile non partirà e resterete inermi. Qui entra in gioco la componente rhythm che rende BPM: Bullets Per Minute un titolo sicuramente interessante.
Una nota positiva è l’arsenale di armi che richiede memoria e orecchio, perché ognuna ha un suo ritmo per essere ricaricata, rendendo divertente anche un momento generalmente morto degli FPS
Forse più un roguelike
Senza entrare nel merito e nella storia dei roguelike o roguelite, di cui ci ha parlato qualche tempo fa il nostro Luca Bavutti, possiamo dire che in BPM: Bullets Per Minute il permadeath e la casualità dei vari dungeon è molto “in stile”.
Non ci sono grosse novità da questo punto di vista, quindi preparatevi ad una serie di stanze dove fare piazza pulita e ad altre che vi regaleranno tesori, armi aggiuntive, pozioni. Inoltre le monete che raccoglierete vi consentiranno di potenziare il vostro personaggio con statistiche come la velocità o il danno.
Una nota stonata è il totale sbilanciamento di ogni singola run, perché a volte sarete ricompensati lautamente per qualsiasi cosa, trovando in ogni dove cose interessanti, mentre altre volte, semplicemente per ricaricarsi un po’ la vita, dovrete sputare sangue.
La difficoltà di BPM: Bullet Per Minute infatti, anche abbassandola al minimo, è abbastanza elevata, non solo per la presenza di un ritmo da seguire, molto soggettivo, ma per la sua struttura stessa. Poca salute, nemici che con pochissimi colpi vi mandano al tappeto, bossfight poco chiare (e in un roguelike non è il massimo), run sbilanciate come appena accennato.
Anche in difficoltà addestramento vi darà filo da torcere, ma in ogni caso BPM: Bullets Per Minute si rende giocabile e con un po’ di sacrificio si riescono a comprendere meglio le meccaniche necessarie alla sopravvivenza
Soundtrack
Valutare il livello artistico di una colonna sonora non è affatto facile, perché qualsiasi cosa si dica si rischia sempre di stare un passo indietro rispetto alle intenzioni dell’autore. Comporre delle tracce per un gioco come BPM: Bullets Per Minute non è semplicemente fare musica, ma adattarle al gameplay stesso per renderlo coerente e fruibile.
I brani hanno tutti quell’impronta rock/metal che piace tanto agli sparatutto e, pur non potendo paragonarsi a capolavori come Doom, riesce ad essere coinvolgente. Il problema è che ascolteremo sempre le stesse tracce negli stessi livelli e qui cade un po’ quello che poteva essere il suo punto di forza.
Morire sempre al livello tre, ad esempio, e riascoltare per l’ennesima volta quel pezzo, visto che dovrete giocare con la musica stessa, non è il massimo. Sarebbe stato preferibile avere due o più tracce, magari simili nel ritmo tra loro, per diversificare l’esperienza e rendere ancora più roguelike il titolo
Queste sono piccolezze che avrebbero potuto fare la differenza, ma che non inficiano minimamente la validità del gioco che, certamente, prova a portare originalità ad un genere che rischia di soffrire sempre il già visto.