Chi legge i miei articoli ormai si è fatto un’idea sui generi videoludici che prediligo e, anche se mi trovo costretto a deludervi, perché gioco davvero a tutto, devo ammettere che, sì amo i Platform.
Come se non bastasse, quando sento e vedo una produzione ad 8-bit cado in un brodo di giuggiole (simpatico frutto siriano importato in Italia nel 1660 con cui viene prodotto, in Veneto, un liquore).
Potevo farmi sfuggire Cybershadow prodotto poi da Yacht Club Games, gli stessi di quel capolavoro di Shovel Knight? Certo che no!
Cybershadow è il classico gioco nostalgico
Sbagliato. È vero, non porta novità, non è una ventata fresca, anzi, se possibile, cerca di riportare davvero tutte le peculiarità e, per certi versi i difetti, dei titoli a cavallo tra gli anni 80’ e 90’. Prendete in mano il gamepad del NES o, se preferite, del Sega Master System, ed ecco che avremo tutti i tasti a disposizione: frecce direzionali, tasto A e tasto B. Dimenticate la possibilità di abbassarvi per evitare un colpo: o saltate o lo prenderete in pieno.
Avendo in mente queste parole dobbiamo tener conto che la scelta stilistica è chiaramente voluta, cercata, e quelli che possono sembrare dei limiti sono, per molti videogiocatori, dei vantaggi. Perché se è vero che, a livello di meccaniche di gioco, abbiamo un titolo davvero molto retrò, è anche vero che Cybershadow è di una fluidità pazzesca.
Il gioco non appare mai legnoso, il level design è intuitivo e ben pensato, ed il combat system è estremamente divertente. Non vi sentirete mai costretti, schiacchiati, frustrati, ma ogni volta che morirete penserete: stavolta so cosa devo fare! È una sfida, molto ardua alcune volte, ma bilanciata
La curva d’apprendimento è progressiva, giusta, permettendovi di capire al meglio come affrontare i vostri nemici. Cybershadow può essere difficile, ma mai punitivo. Chi acquista un gioco del genere sa cosa deve aspettarsi, quindi, armandovi di santa pazienza, affronterete, con divertimento, una bella lotta
Sembra Teenage Mutant Ninja Turtles
In realtà non ci sono tartarughe, ma l’ambiente degradato in cui vi troverete gettati, la città di Meka, gli 8-bit, e i ninja mi hanno portato in quel contesto (o in quello del bellissimo Power Blade del lontano NES). Vestirete i panni di un ninja intento a recuperare le sue forze per combattere il malvagissimo Dr.Progen che, impazzito per motivi personali, ha deciso di uccidere tutti i clan ninja con il suo esercito di Mecha e Robot vari. A svegliarvi dal vostro sonno rigenerante sarà il vostro amico-robot fidato L-Gion (solo io lo leggo come Little John, aiutante di Robin Hood?)
La trama è molto semplice e quel superlativo utilizzato poco fa rende l’idea di quanto fanciullesca sia la storia che tiene in piedi Cybershadow, ma è esattamente quello che mi aspetto da un titolo fatto da una manciata di colori e da una colonna sonora in grado di entrare nei timpani con prepotenza.
Tra un colpo di katana e l’altro imparerete nuovi colpi segreti, come fendenti in aria o lancio degli shuriken. Non aspettatevi chissà quali combo, ma l’aggiunta di queste componenti rende più variegato il combat system, perché alcuni nemici vanno affrontati in una certa maniera.
Un cannone che spara continuamente ha bisogno di essere fronteggiato respingendo con il giusto tempismo i suoi colpi, un verme robot va schiacciato con il colpo verso il basso e così via. I nemici sono molti, alcuni davvero ostici, soprattutto i boss.
Please… hold on
Non è la vocina che da dietro una cornetta vi chiede di attendere in linea, ma i numerosi checkpoint presenti nel gioco. Le critiche mosse a Cybershadow sulla sua difficoltà non solo vengono meno con uno sguardo attento alla sua curva d’apprendimento, già citata, ma anche guardando ai numerosi checkpoint.

Nei giochi anni 80’ e 90’ erano praticamente assenti, mentre qui sono presenti nella giusta misura in relazione alle abitudini videoludiche attuali. Il modo di giocare è sicuramente cambiato, perché capita spesso di dover interrompere la propria sessione o di non avere troppo tempo disponibile: i videogiochi non sono più pensati soltanto per dei ragazzini che tornano da scuola, ma anche per i “ragazzi un po’ cresciuti”.
Ecco che l’estrema difficoltà di un videogioco viene spenta con un enorme secchio d’acqua se ho la possibilità di tirare un sospiro di sollievo. Con questo non voglio dire che sia facile, o poco entusiasmante, anzi, al contrario.
Credo che Cybershadow abbia un ritmo lineare, deciso, equilibrato e che sia in grado di tenere il videogiocatore sempre sul pezzo. È forse la cosa più difficile da ottenere in fase di sviluppo, quindi, di nuovo, un grande applauso a Yacht Club Games
Conclusioni
È un titolo costruito su misura per i videogiocatori di una certa epoca (per non dire anziani), curato nei minimi dettagli ed estremamente divertente nella sua semplicità. Rispetto a Shovel Knight si presenta come un titolo classico, certamente più asciutto, anche nei dialoghi presenti, ma è chiaro che sia una scelta stilistica.
Il consiglio è quello di prenderlo a tutti i costi se siete amanti del genere, altrimenti sarebbe più giusto iniziare con qualcosa di più moderno per alleggerire il peso del confronto generazionale