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Vai e racconta quello che vedi

Giovanna Botteri si racconta. Al Teatro Carcano di Milano con Lella Costa la reporter di guerra condivide con il pubblico il proprio coraggioso sguardo femminile sulla vita.

Per la rassegna Follow the Monday – I lunedì per pensare e dialogare del Teatro Carcano di Milano, lunedì 15 aprile è la volta di due audaci sguardi femminili, quello di Lella Costa, attrice e direttrice artistica del teatro Carcano e quello di Giovanna Botteri, giornalista. Insieme rievocano con ironia STORIE di giornalismo e di vita.

È stato Gino Strada, in occasione di una protesta contro la guerra, 25 anni fa, a farle incontrare: Lella Costa, attrice, scrittrice e doppiatrice italiana, uno dei pilastri del mondo dello spettacolo e della cultura per la sua capacità di declinare in modo sempre pertinente i temi sociali; Giovanna Botteri, che si definisce “giornalista del servizio pubblico, mamma, triestina, inviata di guerra, corrispondente da tre continenti, nuotatrice, giocatrice di briscola e tresette”. Da questo ricordo si dipana il ‘flusso di memoria’ in cui la guerra ritorna come filo conduttore, ma che comunque ha portato la Botteri ad avere uno sguardo sempre positivo sul futuro, pur nella consapevolezza delle immani tragedie contemporanee.

A Sarajevo, a Bagdad, in Algeria, in Sudafrica senza dimenticare l’Albania e tanti altri contesti la Botteri ha contribuito a cambiare la modalità di raccontare la guerra: l’approccio femminile si è fermato sull’odore dei bombardamenti, sui sacchetti della spesa abbandonati in una casa sventrata da un’esplosione, sulle donne che piangono i propri figli e che non sanno cosa mettere in tavola, sul silenzio nelle strade. Ma oggi la giornalista si chiede perché non si veda lo stesso sguardo sui conflitti che ci circondano, come se essi restassero su un piano virtuale; e soprattutto “Perchè oggi non si manifesta più contro la guerra? Nessuna donna la sceglierebbe!”.

Raccontare la guerra rende padroni della storia, e Botteri ha scelto di raccontarla. Sandro Curzi le disse “Vai e racconta quello che vedi!” e questo è ciò che ha fatto la giornalista triestina, in una narrazione di ciò che sembra lontano ma che in realtà è più vicino di quanto non si pensi, senza giudizi e pregiudizi. E i resoconti femminili dai territori di guerra hanno contribuito a portare in primo piano anche il dramma dei profughi.

Tra una battuta ed una rievocazione seria ecco che trovano spazio Ilaria Alpi ed il compagno di lavoro triestino Miran Hrovatin, di cui la Botteri ricorda il momento in cui ha saputo della loro uccisione; gli italiani ed il calcio, a volte formula contemporanea di battaglia; le ‘Guerriere della pace’, donne israeliane e palestinesi, che vivono tra Francia e Medio Oriente, che insieme lottano per la pace e l’aiuto ai civili in guerra, perché “La divisione non è di qua e di là, ma tra chi vuole la pace e di chi la guerra”; Ilaria Salis e l’insostenibile visione di una concittadina in catene; il collega Enzo Baldoni; i 12 anni a New York e poi la Cina, con una guerra diversa, contro un nemico che non sai com’è e da dove arriva; le donne e la quotidiana opera di mediazione su tutto, con la triste constatazione che, però, “Quando arrivano dove vogliono arrivare, alla fine non contano nulla e sono diventate come gli uomini!”.

Non manca la politica dei giorni nostri, che dovrebbe ritornare nelle case, nelle piazze ed ascoltare per capire com’è realmente il paese, senza limitarsi ad analizzare i sondaggi. Parlare, confrontarsi, ascoltare: questa la semplice formula contro la solitudine che è alla base della nostra vita quotidiana.

Alla fine ritornano sempre le esperienze di Botteri sui teatri di guerra, quando ha avuto paura, ma dove le hanno insegnato – esattamente a Sarajevo – che la paura ti salva perché ti insegna ad essere più attenta, senza mai vergognarsi di averne. “Sai che c’è la linea rossa a cui ti devi avvicinare per raccontare, ma devi vederla senza avvicinarti troppo altrimenti sai che sarà la fine. È anche la linea rossa anche del coraggio di denunciare. È esattamente come avrebbero fatto Ilaria e Miran: a loro oggi non sarebbe bastato non andare, perché bisogna esserci e raccontare senza giudizi e pregiudizi”.

A luglio Botteri finirà il più che trentennale cammino con la Rai: “Mi porterò dietro tanta roba”. E dopo? Per ora i saluti e tanti applausi. Uno sguardo ricco, affettuoso ed empatico, quello di una donna, giornalista, inviata speciale che per anni con la sua serietà sorridente, la sua perspicacia e incuranza dei cliché ci ha raccontato molto, con professionalità ed intelligenza.

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