Come tremano le cose riflesse nell’acqua (čajka), liberamente ispirato a Il gabbiano di Anton Čechov, è dal 27 gennaio al 25 febbraio 2024, al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano.
Un lavoro riuscito, frutto della ricerca che Liv Ferracchiati porta in scena nella nuova produzione del Piccolo, con la consulenza letteraria di Fausto Malcovati.
Il titolo fa riferimento ad un racconto di Wallace, scrittore attento quasi ossessivamente all’altro, al rapporto tra sé e gli altri e a quello degli altri tra di loro. E rimanda ad un gioco di specchi.
Anche il lago attorno al quale si snoda lo spettacolo, e che fa da sfondo alla scena, diventa occhio e specchio del microcosmo narrato da Cechov.
Il lago, sulla cui superficie si specchiano tremando le cose, sembra essere per i protagonisti un luogo prodotto da una storia antica, da esperienze dolorose.
Come tremano le cose riflesse nell’acqua: l’acqua diventa il paese natale, il ricordo della placenta che permea i sogni, dà forma alle aspettative, ad un insieme di immagini e desideri incoscienti, attraversati dall’elemento femminile.
Il riflesso acquatico, instabile e tremolante, apre la via all’idealizzazione. Ma rimanda anche a fantasticherie di morte. Come se imponesse a tutti il suo divenire.
La grande parete colorata infatti cambia luce, colore ed intensità durante lo spettacolo. Il lago dapprima è chiaro e lucente poi diventa scuro. Sembra infatti assorbire i sogni destinati a morire, le ombre, i ricordi, i rimorsi. Sino a trasformarsi, poco prima della fine, in uno spazio freddo, illuminato da una luce a neon spettrale, vuoto, prosciugato. Lì si rincontrano i due giovani per raccontarsi i loro fallimenti, i sogni “rivoluzionari” andati in frantumi.
Ferracchiati riprende il Gabbiano di Cechov e lo ambienta nel contemporaneo tra chat e prosecco, felpe ed anfibi, lingua colloquiale e parolacce ordinarie.
I personaggi, ad eccezione di Nina, interpretata da Petra Valentini, non mantengono i nomi propri originali ma i ruoli, ognuno con la sua didascalia esistenziale. Arkadina diventa la Madre, una grande attrice forse in declino, interpretata da Laura Marinoni; Kostja, il Figlio, uno che prova a influenzare la realtà con la scrittura è Giovanni Cannata; Sorin, lo Zio, uno che voleva essere, ma non è stato è Nicola Pannelli; Trigorin, il Romanziere, uno a cui piace pescare, ma deve scrivere è Roberto Latini; Maša, la Vicina, una che porta prugne e il lutto per la sua vita è Camilla Semino Favro, Dorn, il Dottore, uno sazio della vita è Marco Quaglia, mentre Medvedenko, il Maestro, uno a cui tocca camminare è Cristian Zandonella. Bravissimi tutti gli attori.
La storia è quello di un giovane scrittore che vorrebbe rivoluzionare il teatro con nuove forme linguistiche capaci di incidere sulla vita reale. Scrive una pièce teatrale per il suo amore, la giovane Nina, che sogna di fare l’attrice. Lei è nel pieno degli anni e dei sogni; si sente leggera, attratta dal teatro e dalla fama come un gabbiano dal lago. Ammira incondizionatamente la madre del ragazzo, attrice famosa ed elegantissima che non tollera invecchiare, ha un ego smisurato e teme di essere superata dai giovani, anche artisticamente.
Per questo monopolizza successo, amore e giovinezza del figlio. Ha come amante uno scrittore di fama nonostante scriva opere mediocri. Questo ultimo si invaghirà di Nina, le prometterà ponti dorati verso il teatro. E Nina lo seguirà abbandonando il suo giovane amore per poi venire abbandonata e ferita nei suoi sogni dal vecchio scrittore.
Lo spettacolo si apre con la madre ed il figlio che da soli in scena si affrontano da subito in una bella casa le cui grandi vetrate si affacciano sul lago chiaro e calmo. Si accuseranno reciprocamente per tutta la pièce recitando anche Amleto.
Si avverte la tensione castrante materna ed in filigrana appare lo scontro intergenerazionale, i rapporti tra passato ed avvenire, tra speranze e disillusioni.
Gli altri personaggi arrivano piano piano in scena, e si riuniscono a cena. C’è il fratello della madre avvolto da noia e depressione, la giovane vicina segretamente innamorata del giovane scrittore, che non sa da dove viene né perché vive. Il medico, elegantissimo amico di famiglia che nei piccoli gesti compie la sua rivoluzione. L’amante della madre che preferirebbe pescare anziché scrivere. Ed un giovane maestro impastoiato nelle sabbie mobili della vita che finirà per sposare la vicina.
Le relazioni tra i personaggi non sono verticali, tutti sono messi sullo stesso piano mentre si muovono in un mondo che non capiscono.
La regia dimostra, come del resto Cechov, una grande tenerezza e delicatezza per tutti i personaggi, che non sono né condannati né giudicati, anche se talvolta indugia nel mostrare il loro lato ridicolo. Rispetta l’alchimia del testo che, anche se trasposta nel nostro quotidiano, lascia emergere un’amarezza, un senso di non finito, di incompiuto, una sorta di nostalgia senza oggetto.
Diversi gli appuntamenti di Oltre la Scena, volti ad approfondire le tematiche dello spettacolo a partire da giovedì 8 febbraio.
Piccolo Teatro Studio (via Rivoli, 6 – M2 Lanza)
dal 27 gennaio al 25 febbraio
COME TREMANO LE COSE RIFLESSE NELL’ACQUA
(čajka)
uno spettacolo di Liv Ferracchiati
liberamente ispirato a Il gabbiano di Anton Čechov
regia Liv Ferracchiati
scene Giuseppe Stellato
costumi Gianluca Sbicca
luci Emiliano Austeri
suoni spallarossa
video Alessandro Papa
consulenza letteraria Fausto Malcovati
con (in ordine alfabetico)
Giovanni Cannata, Roberto Latini, Laura Marinoni,
Nicola Pannelli, Marco Quaglia, Camilla Semino Favro,
Petra Valentini, Cristian Zandonella
dramaturg di scena Piera Mungiguerra
aiuto regia Anna Zanetti
assistente volontaria alla regia Eliana Rotella
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
foto di scena Masiar Pasquali
Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 2030;
domenica, ore 16. Lunedì riposo.
Durata 2 ore e 20 minuti senza intervallo
Prezzi: platea 40 euro, balconata 32 euro
Informazioni e prenotazioni 02.21126116 – www.piccoloteatro.org