Manca ormai meno di una settimana alle tanto attese semifinali di Champions League, che nel corso di martedì e mercoledì le squadre sfoggeranno il loro miglior abito per ammaliare i tifosi di tutto il mondo con due partite da sogno per gli appassionati. Le danze si apriranno il prossimo martedì, 29/04, quando l’Emirates Stadium ospiterà la prima gara in programma, in cui l’Arsenal dovrà fare i conti con un PSG che brama il trofeo come ormai un’utopia che da troppo tempo rimane tale, utile per il mercato estivo, ma mai concretizzatasi a fine stagione.
È proprio con questo cenno alla squadra di Luis Enrique che un pensiero non può che andare a Kylian Mbappè, vittima della storia, che nel tempo ci ha insegnato come, un cambio di squadra per la caccia alla Champions, si riveli spesso fatale. Esempio emblematico è forse Ibrahimovich, fuggito nel mercato invernale dall’Inter per approdare tra le stelle del Barcellona…eliminate dalla stessa squadra meneghina. Ma così come per i calciatori, anche per chi vive la partita dagli spalti, come da un monitor, è importante arrivare preparati all’incontro, consci di ciò che la competizione serba, tra strategie calcistiche e pronostici da copertina.
I Gunners
Partiamo allora da un’analisi dell’Arsenal, unica delle semifinaliste -per ora- a non porsi in vetta alla classifica della propria lega di riferimento. Il percorso della squadra di Mikel Arteta non è connotato da particolari lodi nel corso di questo campionato, che la vede al secondo posto con uno scarto di 13 punti dal Liverpool. Ma se i Gunners hanno perso anche le più vane illusioni per la Premier League, altra storia riguarda invece la competizione europea, in cui la squadra si è imposta con grande sicurezza, attraverso un percorso che ha visto, da ultimo, la gloria contro la squadra di Ancelotti.
Potremmo fare riferimento proprio a quest’ultima partita per stilare una panoramica dell’Arsenal, emblematica della sicurezza e della resilienza della squadra, in grado non solo di superare con un 3-0 la squadra di Madrid nella gara di andata, ma addirittura di ostentare grande compattezza e lucidità al Santiago Bernabeu, riportando ancora una vittoria per 2-1. I tifosi allora non si divertono così tanto, né hanno tali ambizioni di vittoria dai tempi di Wenger; tutto ciò grazie all’ennesimo discepolo di Guardiola, Mikel Arteta, che ha riportato bel gioco ed entusiasmo.
Il modulo è molto classico, potendo variare da un 4-4-2 ad un 4-3-3, fondamentalmente in base alla presenza o meno di Odegaard. Può cambiare il modulo, ma non lo stile, connotato da lungo possesso palla -beninteso, quando possibile-, a volte eccessivamente articolato e a tratti stagnante, ma in grado di affondare sapientemente al primo spiraglio di campo libero. Il punto di forza non può che rinvenirsi nelle fasce, dove Saka e Martinelli sfoggiano l’arte del dribbling dalla imprevedibile direzione. Se il possesso palla e la costruzione dal basso rappresentano il naturale gioco per la squadra di Arteta, l’Arsenal ha saputo mostrare anche grande capacità di soffrire, rimanendo compatta e sfruttando la velocità degli esterni per ferire mortalmente l’avversario.
PSG
Passando invece alla temibile avversaria, la squadra di Parigi si presenta forte dello strapotere esercitato in League 1, ma con un percorso in Champions League che non ha brillato di luce propria. Al di là del mediocre posizionamento in classifica nella fase iniziale della competizione, il PSG approda in semifinale dopo aver superato il Liverpool ai rigori (ottavi) e l’Aston Villa (quarti) con un goal di differenza che ha regalato il passaggio del turno. A fronte di ciò, la squadra sta comunque emergendo nel panorama calcistico in virtù dell’identità tattica che può dirsi ad oggi ben definita. Luis Enrique ha infatti proiettato sulla squadra il suo approccio innovativo e la sua tipica filosofia di gioco di posizione, ovviamente enfatizzata da interpreti di massimo rilievo.
Gli aspetti più temibili dei parigini sono, andando con ordine, sicuramente la grande capacità di rompere la prima linea di pressing, così da creare grandi spazi a campo aperto; la grandissima qualità che sulle fasce, da Dembélé, Kvarastkhelia e Barcola può portare insidie alla difesa avversaria; e soprattutto la grandissima densità che i giocatori sono in grado di portare in mezzo al campo, confortata da una qualità tecnica assolutamente raffinata. Nel calcio però, si sa, per vincere è importante non prendere goal, e se la fase offensiva del PSG mette i brividi, quella difensiva lascia a desiderare, specialmente nella zona del centrocampo, ove le qualità in costruzione prendono spazio a quelle di copertura.
Tra gli interpreti più temibili per la tanto attesa partita dell’Emirates Stadium annoveriamo sicuramente Hakimi e la sua velocità in fase offensiva, foriera di superiorità numerica ed instancabilmente penetrante; l’imprevedibilità di Dembelè forte anche della fungibilità dei due piedi, letale tanto con il destro quanto con il sinistro; e poi Neves e Vitinha a centrocampo, cuore pulsante della squadra ed impulso di ogni transizione.
Alla luce di questa analisi, fremiamo per il fischio di inizio di una gara che regalerà certamente grandi soddisfazioni agli amanti del calcio, in una notte che, seppur non in via definitiva, un importante indirizzo darà per la strada verso l’Allianz Arena, palcoscenico della finale