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Un Paese alla prova del nove

Matteo-Salvini-e-Matteo-Renzi-2Allo stato dell’arte, il cittadino preoccupato  continua a chiedersi quale tipo di guida politica occorra al Paese. E’ una parola! E di parole ne corrono a fiumi. Una cosa appare chiara, il bisogno di uomini di onestà  intellettuale e morale, di  persone serie che sappiano usare le strategie giuste e tempestive  nei frangenti più critici di una nazione, non importa di quale appartenenza.

Bando alle enunciazioni teoriche, l’orizzonte italiano ci offre al momento uno skyline piuttosto movimentato e nello stesso tempo piatto, dove tante figure, vecchie e nuove, si avvicendano nel panorama politico a voler ricomporre certe e numerose frantumazioni, ma dove nel contempo due sole figure balzano in primo piano a rappresentare il simbolo della forza  giovane, dell’Italia che vuole farcela a uscire dall’impasse. E prendiamo un po’ di petto i nostri baldi quarantenni in antagonismo.
Metamorfosi
Assistiamo a una sorprendente mutazione di pelle, quella del Premier che si ribella alle imposizioni germaniche, rivendicando la sua dose di autonomia. Bene, anche a una madre possessiva  bisogna  saper dire di no. Ma si insinua anche  un dubbio: che  vi sia  un  accordo confidenziale, un patto segreto  con la  stessa Merkel  per questa linea di proselitismo popolare, in un parallelo cambio di marcia?
Anche quella di sapersi adeguare alle varie  situazioni è un’altra delle doti che il politico deve avere.  E Renzi ce l’ha nel suo dna, attore consumato di prove teatrali che spesso sfiorano la commedia dell’assurdo di Ionesco. Rinoceronti o camaleonti fa lo stesso.
Secondo i palchi, si destreggia in discorsi che ondeggiano tra  la tenuta meditativa ( a Comunione e Liberazione) e la retorica  confidenziale ( alla festa dell’Unità, dove  diventa improvvisamente di sinistra  chiamando i convenuti “ cari compagni”!). Non lesina  sussulti di “annuncite” fra riforme in essere  e funerali Imu,  facendo trasparire una non ben velata preoccupazione sui risvolti che certa opposizione potrebbero procurargli. Anche a Cernobbio, al raduno annuale del Forum Ambrosetti cui ha partecipato per la prima volta, si è sverginato tuonando sui “salotti buoni” ( dov’erano i suoi divani preferiti) e sulle lamentazioni dei  gufi.  Ne avrà Crozza da rifargli il verso.
Salvini  in marcia
Salvini, da parte sua, forte di un accresciuto  consenso, sta tirando fuori i pettorali, imponendosi però  un target comunicativo più dialogante. L’impellente e grave  questione immigratoria lo vede in  primo piano, perché è qui che  i verdi giocano in prevalenza  le  loro  carte, approfittando del fatto che il Premier non si fa troppo coinvolgere in merito, risultando il grande assente sul campo, impegnato com’è sulle riforme che gli guadagnano punti sulla patente europea. Salvini  non dimentichi però che  basta un alito di vento per mandare all’aria un consenso popolare  che è più ballerino di un derviscio.
Ed è qui che fa capolino  il seme temperante della cultura. Anche tra le fila leghiste ci sarebbe bisogno di  qualche  bacchettata, laddove le spettacolari  esibizioni al parlamento europeo ( e precedenti esternazioni)  dell’inenarrabile sindaco di Borgosesia Gianluca Buonanno rappresentano quanto di più oscurantista e nocivo vi sia per l’immagine della Lega. Un Fedriga e quant’altri fanno buon gioco. Se  Salvini intende procedere  come seria opposizione al governo di Renzi, prenda le distanze  dagli  estremismi più beceri. O  la Lega  non si sente abbastanza forte se si priva di qualche unghia  incarnita?
Non si può governare fomentando la paura del diverso, attizzando  la xenofobia che a noi italiani non appartiene  per dna  antropologico.  Quando  però  si verificano orrendi  fatti di cronaca   come l’uccisione dei coniugi  di  Palagonia,  non è che uno degli effetti più eclatanti  di un coacervo di situazioni che coinvolgono  non solo  l’incontrollato Cara di Mineo che fa acqua da tutte le parti,  ma tanti di quei paesi e città italiane costretti a convivenze con stranieri  di cui non si conosce  l’esatta identità e tra i quali può esserci il criminale o lo sballato psichico o addirittura il terrorista.   Che venga seriamente compromessa la qualità della vita di cittadini già provati  dalle difficoltà, con conseguenti reazioni di rigetto a situazioni di degrado, è una  realtà che si tocca con mano  e non  invenzione demagogica.  E se è assente lo Stato, come lo è stato finora,  qualcuno come Salvini corre a fare la controfigura.
Il debito globale   
Un tempo  si diceva  che  “ un raffreddore in Cina è la polmonite in Europa”.  Ora la polmonite si è allargata  al resto del mondo.
Il debito pubblico è diventato un macigno che grava  su tutti i Paesi. L’Italia, che  ha il  suo bel posticino nella classifica, deve fare  qualche salto mortale  per rincorrere quel desiderio di autonomia di cui parla Renzi. Sicuramente l’Italia è  una terra di  meravigliose  risorse sulle quali scommettere per timidi passi in avanti sul fronte della crescita, puntando soprattutto sulla rinascita delle morenti –  o già defunte –  medie e piccole imprese, che sono sempre state uno dei volani più importanti dell’economia.
Stiamo a vedere come si mettono i pro e i contro  della ventilata  riduzione di  tasse. Il prossimo Patto di Stabilità interno sarà la cartina di tornasole di Renzi.  Ora è tempo di concentrarsi sulle vere urgenze, sul modo più coraggioso di appianare le profonde disuguaglianze sociali. Ci si prenda qualche vacanza  dai riflettori internazionali per parlare con i cittadini, non solo con fuggevoli strette di mano  durante i bagni di folla.
Solo  facendo autocritica si acquista il libero consenso degli italiani che sanno fare le loro distinzioni. O si ama l’Italia o si ama se stessi e l’urna elettorale. E dal momento che non  si profilano all’orizzonte altri salvatori della patria, teniamoci  i  nostri eroi senza paura  Renzi e  Salvini ed, ahimè, anche il sindaco-chirurgo  di Roma  in  provvisoria terapia assistenziale.

di Angela Grazia Arcuri

Roma, 11 settembre 2015

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