“Dio è morto ed anch’io non mi sento tanto bene” era un pomposo aforisma di Woody Allen preso a prestito da Nietzche. L’Isis brucia vivo il giovane giordano e con lui manda a morte il suo stesso Dio-Allah, bruciando i versi che, nell’incipit di ogni sura del Corano, recitano “ Con il nome di Dio, ricco in clemenza, abbondante in misericordia”. Ci sarebbe da fare dell’ironia se non ci fosse da piangere . Quale Dio dove scorre il sangue dell’odio barbaro e l’annichilimento della persona ! E non c’è nemmeno il diavolo, che scapperebbe inorridito. Non c’è niente, solo il non senso della parola uomo.
Vediamo come in quei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, dopo la bella epopea della “primavera araba ” tutto sta precipitando come prima per le infiltrazioni degli estremismi. Certi capetti spirituali, imam locali senza investiture, ribadiscono la shari’a come sola legge di Stato, rinnegando ogni posizione laica. Ed è di nuovo oscurantismo. Ciò per avvalorare la tesi dei cambiamenti repentini.
Il fluire serrato, incalzante degli eventi porta davvero i nostri passi, le nostre aspettative in un limbo più che liquido, rarefatto, gassoso dove ci appigliamo a delle certezze illusorie, agli strumenti materiali che ci aiutano a procedere appunto al passo con gli altri, a tenerci concatenati in un girotondo per non sbandare . A quegli strumenti ci stiamo inchinando, alle nuove deità, ai ‘sine qua non’ che ci omologano nel sistema globale. Indietro non si può tornare, è la piovra che ci tiene. Ma avanti di questo passo c’è il pericolo di sfiorare l’orizzonte degli eventi di un buco nero senza ritorno.
L’oggi non sarà uguale al domani né al dopodomani. Ma la cosa strana è che il flusso galoppante degli avvenimenti porterà a dei cambiamenti illusori, in quanto e comunque provvisori. E tutto sarà come prima e peggio di prima, ripercorrendo all’indietro cicli di cinquant’anni, è dir poco, per l’arretramento culturale. Pur tuttavia seguitiamo a dirci parole di autoconvincimento sulla nostra volontà di progredire. Ma la cecità ci fa troppo spesso imboccare la strada sbagliata di un simil-progresso snaturato di quei valori che costituiscono l’ossatura buona di un Paese e dei quali ci stiamo bellamente infischiando. Stiamo ‘rubando’ il sangue di noi e dei nostri figli, e chiaramente non in senso metaforico. Poi la sbandata, l’oscillamento, l’insicurezza, le paure, le malattie dell’anima. Non sappiamo leggere la vita, se non in quelle pagine dove sta scritto “Money money”.
Andiamo troppo di corsa e non ci soffermiamo sulle realtà. E, tanto per affidarci alle citazioni, André Gide disse . “ Non so se il mondo sarà salvato, ma, se lo sarà, verrà salvato dagli uomini stanchi, perché si possono soffermare a riflettere”.
Angela Grazia Arcuri
11 febbraio 2015