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LA CINA E’… TROPPO VICINA

cinaDagli anni del film di Marco Bellocchio  “La Cina è vicina” (1967) , che ricalcava  nel titolo  il  libro –reportage di Enrico Emanuelli (1957),  la rivoluzione di Mao aveva sortito grande influenza anche in Occidente  tra le fila studentesche, che agitavano come bandiera delle loro rivendicazioni   il  famoso “libretto rosso” .  Quella di Mao fu in realtà  una “ rivoluzione contadina”, poiché a quel tempo  il settore trainante  in Cina  era rappresentato dall’agricoltura ,  non esistendo di fatto  la cosiddetta  “classe operaia ”.

 Dagli anni Settanta, la Cina  aveva poi  iniziato a promuovere una vera politica di riforme che l’hanno trasformata  nel Paese altamente  industrializzato  che  è oggi.  Quella che  veniva considerata  fino a pochi anni fa  la seconda potenza mondiale dopo gli Stati Uniti, oggi,  per quanto avviene sotto i nostri occhi  a ritmo  deflagrante ,  le parti si sono invertite.  Gli Stati Uniti, per la storia recente,  remano in una barca piuttosto traballante, mentre la Cina sta  tenendo in pugno le sorti  del mondo.

Dopo  la breve retrospettiva,  eccoci  a guardare  intorno a casa nostra.   Il negozio italiano  è costretto  a  chiudere,  subito  rimpiazzato  dal cinese che  si tuffa  sulla carogna come  una iena.  Accerchiati  ormai  da questi templi cinesi del kitsch,  ce li troviamo sotto casa  e ad ogni piè sospinto.

Chi di noi non è mai entrato in questi sancta santorum del cattivo gusto?  Nessuno può alzare la mano e sarebbe ipocrita se lo facesse.  Se non trovi qualche cosa negli esercizi commerciali  tradizionali, “vai dal cinese”. Lì  trovi proprio  di tutto, a prezzi imbattibili, portandoti a casa dal panno multiuso  alla stella di Natale,  per restare nel periodo,  che fa sempre un bell’effetto  piazzata  sull’albero o come centro-tavola.  Alla larga  dai giocattoli  pericolosi per i bambini  e dalle  inutili carabattole, ce ne torniamo a casa  contenti per aver risparmiato senza chiederci cosa e chi c’è dietro  tutta quella paccottiglia.

Ce lo dice a chiare lettere  la cronaca dell’incendio di Prato di giorni fa, dove sono morti sette operai  in un capannone periferico, adibito a dormitorio-industria tessile.  Lavoratori in nero, poveri Cristi,  come tanti altri italiani nelle stesse condizioni di sfruttamento specie nel  centro sud dove  ubbidiscono a  qualcun altro che non ha gli occhi a mandorla.

Ed allora,  quanto tristemente grottesca appare  quella colorata  cianfrusaglia  cinese!

di Angela Grazia Arcuri

Roma,  2 dicembre 2013

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