Monopoly è uno dei giochi da tavolo più amati al mondo, grazie al suo meccanismo unico, basato sulla compravendita di terreni e immobili, e al suo mix di strategia e fortuna. Spesso rovina rapporti, ciò non toglie che rimane un must in moltissime case, soprattutto italiane.
Giunto in Italia intorno al 1935, Monopoly ha di recente compiuto 90 anni, anniversario che ha portato a un rebranding da parte di Hasbro e che ci spinge a voler conoscere la storia di questo gioco così popolare.
Da “The Landlord’s Game” a “Monopoly”
Le origini di Monopoly sono piuttosto controverse, a causa di una serie di diatribe in fatto di copyright e brevetti. Vi è però un certo consenso sul fatto che tutto sia iniziato con il gioco di Elizabeth Magie, inventato in Usa all’inizio del XX secolo e arrivato in Italia intorno al 1935.
Brevettato nel 1904, il gioco di Magie si chiamava “The Landlord’s Game” (“il gioco del latifondista”) ed era stato inizialmente pensato come uno strumento didattico, per insegnare la teoria dell’imposta unica sui terreni: un vero e proprio docere delectando.
Venne prodotto per la prima volta nel 1906, ma non ebbe una grande fortuna, in quanto il gioco da tavolo in generale non era un oggetto di grande consumo. Con il tempo però il gioco iniziò a essere copiato e personalizzato manualmente, diventando il folk game per eccellenza: un gioco popolare.
Tali modifiche vennero prese in considerazione per la nuova versione di Magie, brevettata nel 1924. Da questo momento in poi, nacquero i problemi di attribuzione.
Mentre si stava infatti sviluppando il nuovo “Auction Monopoly” di Magie, comparvero il “Monopoly” di Charles Darrow, il “Finance” e persino un “Anti-Monopoly” di Ralph Anspach. Si arrivò dunque a un periodo di coesistenza di giochi con una natura simile, tutti pubblicati da Parkers Brothers, finché la vicenda non giunse nelle mani della Corte Suprema: in questa sede, venne ribadito che l’invenzione del gioco andava attribuita a Elizabeth Magie.
Il “Monòpoli” italiano
Nel 1936, Arnoldo Mondadori ricevette la scatola del Monopoly americano, insieme a una lettera in cui si proponeva l’acquisto dei diritti, per pubblicare gioco in Italia.
L’operazione di traduzione finì nella mani di Editrice Giochi (in cui spiccò soprattutto la figura di Emilio Peretti). Fu così che nacque il “Monòpoli” italiano e sempre più italianizzato, anche per volere del regime fascista. Non a caso, con la caduta di Mussolini, vennero apportate ulteriori modifiche di neutralizzazione del gioco.
Monopoli si diffuse prima a Milano, dove venne reso pubblico da Barzini sul Corriere della Sera e dove La Rinascente organizzò dimostrazioni sul come giocare.
Con il tempo il gioco si consolidò, diventando un vero e proprio cult. Nel 2009, quando divenne proprietà di Hasbro, cambiò nuovamente nome, diventando “Monopoly” (restando perciò fedele alla dicitura americana).
Negli stessi anni, si moltiplicarono le edizioni speciali del gioco, che cambiavano leggermente le regole o si ispiravano a film (emblematico il caso “Monopoly Star Wars” oppure “Monopoly Harry Potter”).
Tutto a dimostrazione dell’estrema versatilità di un gioco che possiamo ormai considerare immortale.