E tu che tema hai scelto?
“Siamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile. È fragile il paesaggio e sono fragili le città, in particolare le periferie dove nessuno ha speso tempo e denaro per far manutenzione. Ma sono proprio le periferie la città del futuro, quella dove si concentra l’energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. C’è bisogno di una gigantesca opera di rammendo e ci vogliono delle idee. […] Le periferie sono la città del futuro, non fotogeniche d’accordo, anzi spesso un deserto o un dormitorio, ma ricche di umanità e quindi il destino delle città sono le periferie. Nel centro storico abita solo il 10 per cento della popolazione urbana, il resto sta in questi quartieri che sfumano verso la campagna. Qui si trova l’energia”.
“I centri storici ce li hanno consegnati i nostri antenati, la nostra generazione ha fatto un po’ di disastri, ma i giovani sono quelli che devono salvare le periferie. Spesso alla parola «periferia» si associa il termine degrado. Mi chiedo: questo vogliamo lasciare in eredità? Le periferie sono la grande scommessa urbana dei prossimi decenni. Diventeranno o no pezzi di città?”.
Un incredibile e inaspettato segno di rinnovamento nelle tracce dei temi, che solitamente trattano sempre argomenti simili con timide inflessioni e/o variazioni sul tema.
Per una volta l’architettura entra nei temi della maturità, quale onore.
Appena letta la notizia, sono stata presa dall’esaltazione del momento: avrei voluto avere io una traccia così appassionante al posto del commento al Paradiso di Dante o del saggio breve sui “luoghi dell’anima” che ebbi.
Poi mi sono fermata cinque minuti a pensare, probabilmente sette anni fa non avrei mai scelto questa traccia.
Per il semplice fatto che non avrei saputo cosa scriverci.
Avevo già deciso che avrei studiato architettura, ma non avevo idee abbastanza forti da poter sostenere un intero tema sull’argomento. La città l’avevo studiata solo sui libri di storia e filosofia, in termini di “illuminate” utopie o “rinascimentali” iniziative.
Okay, non si può pretendere che i programmi scolastici vengano estesi anche ai temi dell’architettura e dell’urbanistica, le università esistono per questo, e probabilmente non tutti ne sarebbero interessati.
Ma probabilmente, in un paese dove tutto è sottosopra, un po’ di educazione civica in più non guasterebbe.
Conoscere come funzionano le istituzioni che governano il territorio e quali sono, aiuterebbe anche a capire come si può migliorare, quali sono i meccanismi che generano certe dinamiche territoriali e sociali, e probabilmente potrebbe formare una classe di politici migliore e più competente. Una classe che sa quanti deputati abbiamo in senato, quali sono le gerarchie tra gli enti e che non utopicamente è anche a conoscenza del peso della burocrazia e dell’ingarbugliamento (e dei sotterfugi adottati) dei piani territoriali.
La coscienza sociale e la sensibilità al design urbano sono cose che scaturirebbero facilmente con un po’ di maturità e studio in più.
Un po’ di tempo fa mi sono sentita rispondere da un funzionario della regione Lazio che a Corviale la situazione è ormai talmente tanto “incasinata” e stratificata che non si può far nulla per risanarla. Persino interventi di housing sociale mirati, controllati da privati non aiuterebbero a risollevarne le sorti perché “ci sarebbe talmente tanto da pensare e da fare prima, che nessuno si prenderebbe la briga di cominciare.” Ci vorrebbe insomma un impegno vero, scardinare stratificazioni di “convenienze” e in fondo a nessuno va di cominciare e di sobbarcarsi tale compito.
Eppure tanto si potrebbe fare.
Sarei davvero curiosa di leggere i temi di oggi. In Bocca al Lupo Maturandi.
di Stefania Fiorentino
18 giugno 2014