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Un’alba sempre nuova: Rocco Scotellaro, il poeta degli ultimi

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Murale di Rocco Scotellaro

Nasce a Tricarico, in Basilicata, il 19 aprile 1923 Rocco Scotellaro, nome importante della poesia italiana del 900. Impegnato in politica sin da giovanissimo, Scotellaro diventa sindaco a 23 anni; muore sette anni dopo, a Portici, a soli trent’anni.

Vita sociale e poesia

Una poesia caratterizzata da una insita connessione tra pensiero intellettuale e impegno reale, tra l’ideale letterario e la partecipazione sociale, politica, le relazioni personali e solidali. Identificato dalla critica in costante associazione con la vita contadina, per la sua ampia produzione dedicata al tema, l’autore ha in realtà una visione piuttosto ampia del panorama intellettuale italiano dell’epoca; prende la maturità classica a Trento, conosce e incontra da vicino i pensatori del tempo, da Carlo Levi ad Amelia Rosselli. Proprio Levi dipingerà l’enorme pannello, Lucania 61, dedicato a Scotellaro, ora conservato nel Palazzo Lanfranchi di Matera.

Scotellaro si forma sui principi antifascisti, socialisti e cattolici; nel periodo successivo alla guerraa aderisce all’occupazione delle terre dei latifondisti e si schiera a favore della Riforma Agraria del Sud. Entra in contatto con guide come Giovanni Gozzer, definendo mano a mano il proprio itinerario professionale e intellettuale, in una continua attenzione per il proprio tempo, con un’accentuata disponibilità per le prospettive dei giovani e dei meno abbienti (cui dedica, tra le altre, le poesie Giovani come te, Ti rubarono a noi come una spiga, La luna piena), in un servizio continuo verso la propria gente. Tale dedizione sarà anche il motivo dell’astio che suscitò nei suoi oppositori, e quindi tra i motivi per il successivo arresto dovuto ad un reato (mai provato) di concussione, per il quale fu costretto a trascorrere 45 giorni in carcere a Matera. Ad oggi, la cella in cui egli passo quel periodo è dedicata proprio al poeta.

Il quadro variegato delle storie personali

La produzione di Scotellaro spazia da poesie a prose, da inchieste giornalistiche a testi cinematografici: in tutti i suoi scritti emerge la verità e il racconto di un sud spesso dimenticato, sofferente, che trovava nelle parole del poeta la sua espressione e la voglia di essere risanato, vissuto, e l’importanza di porre al centro l’umanità necessitante di aiuto, che non smette di sognare un mondo migliore, l’America festosa degli emigrati. Uomini e donne piccoli, eppure rappresentativi di una totalità, di un quadro sociale definito. È a tutti costoro che Scotellaro guarda, ed è questo quadro variegato e preciso che disegna.

Tra passione sociale e giudizio sull’imponente progresso industriale, il poeta si fa spazio in una letteratura che oggi non risulta ancora vecchia, tramontata; si lascia anzi leggere con un la forza di chi coglie, senza saperlo, difficoltà e angolazioni che, forse, neanche immaginava.

Un’alba nuova

Tra le sue poesie più significative, vi è certamente L’alba è nuova, del 1948: poesia di quattro strofe, due terzine, una quartina e una pentastica. Sulla tomba dell’autore ne sono stati scolpiti i cinque versi.

Non gridatemi più dentro
non soffiatemi in cuore
i vostri fiati caldi contadini.
Beviamoci insieme una tazza colma di vino
che all’ilare tempo della sera
s’acquieti il nostro vento disperato.
Spuntano ai pali ancora
le teste dei briganti, e la caverna –
l’oasi verde della triste speranza –
lindo conserva un guanciale di pietra…
Ma nei sentieri non si torna indietro.
Altre ali fuggiranno
dalle paglie della cova,
perché lungo il perire dei tempi
l’alba è nuova, è nuova.

In questa poesia viene unita la popolarità alla classicità, l’umiltà all’altezza intellettuale. Il paese è raffigurato come la sede dei ricordi d’infanzia, il timore della solitudine e dell’isolamento; in ultimo, però, vi è la speranza e la convinzione di una patria sempre nuova: il tempo della vita.

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