Entrambi hanno raccontato dal loro punto di vista la nascita e lo sviluppo dello stadio di San Siro, non solo come un importante punto focale per gli incontri sportivi di calcio a livello nazionale, ma come simbolo, icona e cuore di una città sempre pulsante come quella di Milano. Parole ricche di nostalgia nel presentare un pezzo di storia e di sviluppo economico che ha pervaso il tempo della sua costruzione.
L’arch. Boeri ha fatto rivivere le fasi della nascita dello stadio: dalle prime quattro tribune, risalenti al 1920 circa, sotto le quali sono ancora visibili i resti delle scuderie per le carrozze, al completamento come primo anello ufficiale, alla costruzione del secondo anello nel secondo dopoguerra, struttura completamente differente, fino ad arrivare al tanto discusso terzo anello per i Mondiali ’90 che, se tanto rappresenta la potenza economica del momento, rappresenta anche un ostacolo alla crescita dell’erba all’interno del rettangolo di gioco.
L’architetto ha parlato anche di un futuro quarto anello, che non sarà ovviamente sovrapposto al terzo, ma sarà rappresentato da attività commerciali all’interno dei locali poco valorizzati all’interno della struttura: riqualifica che potrebbe permettere una trasformazione dello stadio, da spazio pubblico focale a spazio pubblico di flusso, non incentrato più quindi solo sulla partita.
Il vice direttore Franco Arturi, invece, ha rivissuto col pubblico la sua infanzia da residente in zona San Siro, affermando con fierezza che lo stadio non è solo una struttura fisica ma una vera e propria area ben definita della metropoli lombarda. Ha evidenziato come non è importante solo il lato calcistico, ma anche il latto ippico, con l’Ippodromo del trotto, ma anche il campo da basket, ecc. Un vero e proprio quartiere dedicato allo sport, in cui crescere in modo salutare. E non solo… La struttura sportiva ha sempre accolto anche tanti eventi culturali e concerti. Il vice direttore ricordava con grande lucidità l’ultimo concerto di Bob Marley proprio a San Siro, affermando: “[…] dopo il concerto si è potuto raccogliere da terra così tanta erba da poter rifare il prato”.
Due visioni differenti della Scala del Calcio, come è stato soprannominato lo stadio Meazza, in cui riconoscere una buona fetta della storia, dell’economia e del turismo di Milano. Un importante simbolo della grandezza della città riconosciuto in tutto il Mondo.
L’incontro è stato accompagnato dalla mostra del fotografo Ivan Sarfatti che, con grande maestria, ha saputo rappresentare in foto la grandezza del magnifico stadio.
Non resta che andare a visitare uno dei cuori di Milano: se starete in silenzio sentirete il suo battito.
Diego Papadia
28 settembre 2013