Qui, in quest’ariosa e ventosa collina alle propaggini della Capitale, sembra che il tempo si sia fermato. Ma in realtà tutto scorre come sempre.
Dalle prime luci del mattino ecco le solite sagome che rientrano dai lavori notturni a quelle che si affrettano al nuovo inizio di giornata per non perdere l’ autobus, ai bambini insonnoliti verso le scuole con gli zaini troppo pesanti sulle spalle, ai giovanotti disoccupati, improvvisati dog-sitter per guadagnarsi qualche “picciolo” in attesa dell’ assegno di cittadinanza, agli altri che si industriano per le pulizie di uffici , pagati da cooperative private non meglio identificate per il compenso di 3 euro l’ora. Sono le sagome fisse di un teatro di periferia.
Soltanto quei lampioni, da tempo coricati sulle aiuole antistanti il Centro Anziani di Largo Monte S.Giusto, restano immobili, come occhi privi di luce che gridano pietà al cielo.
Tale comprensorio è monopolio dell’ATER (Azienda Territoriale Edilizia Residenziale), la quale da tempo deve riassorbire i suoi debiti con il Comune stringendo la cinghia nei confronti dei locatari. Va detto, peraltro, che in occasione dell’uragano che ha investito tutta la penisola all’inizio del novembre 2018, l’Azienda si è dovuta spendere non poco per ripulire la zona di sua competenza dalla caduta rovinosa di numerosi alberi d’alto fusto con notevoli danni anche alle autovetture parcheggiate.
Ciò detto, ora che si è tornati ad una relativa calma, l’attenzione si concentra nuovamente su quei famosi lampioni che ci lasciano al buio più cupo al calar del sole.
Per quanto concerne la situazione amministrativa , il Colle rientra nella giurisdizione del III Municipio – ex IV, in questi ultimi anni governato dai pentastellati nella persona di Roberta Capoccioni, in odore di parentopoli. Dal luglio 2018, a seguito delle elezioni comunali, la grillina ha ceduto il posto al dem Giovanni Caudo, il quale si starà muovendo con la dovuta “cautela” (nomen omen) nei primi passi del suo insediamento. Legittima è la speranza che vorrà allungare lo sguardo anche a Colle Salario, laddove ha fallito l’ amministrazione 5Stelle, con la sistemazione di quei marciapiedi sconquassati che hanno provocato tante cadute dei residenti. Questi i fatti.
Peraltro, sul Colle gravitano altri personaggi. Parliamo dei tartarugati di Casa Pound, i quali, a seguito di regolare bando di concorso ATER, si videro assegnato nel 2016 un locale di 30 mq. in via Fiastra, a 200 mt. dalla vicina palestra popolare capitanata dai “rossi”. A quel momento, i seguaci di Ezra Pound hanno promesso agli inquilini del quartiere la necessaria assistenza per quanto potesse riguardare le loro problematiche nei confronti dell’Azienda. Un do ut des in cambio di tesseramento, ignoriamo con quanto successo.
Accade spesso – quando non sono in giro per l’Italia nelle loro scorribande elettorali – di vederli sfilare in cortei di macchine ben identificabili proprio nel tratto di strada ove giacciono i famosi lampioni. Forse, il peso del “carapace” impedisce loro la veduta di quei fanali a terra, d’altronde ben visibili in quanto ricoperti dalla plastica rossa dei “lavori in corso”. Anzichè “working in progress” meglio definirli “working in staying”.
Detto ciò, sorgono degli interrogativi. Fermo restando che il ripristino dei lampioni è di esclusiva competenza dell’ATER, che fa orecchie da mercante ai vari solleciti in merito, ci si chiede quando avverrà la loro sistemazione, operazione a parer nostro non tecnicamente così complicata e onerosa come la rimozione di un obelisco di Axum, ma strettamente necessaria per la sicurezza degli abitanti che si vedono costretti a percorrere quel tratto al buio muniti di torcia, nel timore di qualche insidia da parte di malintenzionati.
Sono trascorsi ben venti mesi dalla caduta dei due lampioni, avvenuta a metà del 2017, come rilevammo in precedenti articoli riguardanti il Colle.
Nel bailamme politico del momento, che viene a ripercuotersi nell’abbandono delle periferie, nessuno muove un dito, proprio nessuno. Ed allora, come un faro di luce cui tutti guardano in fondo al tunnel, dobbiamo attendere anche noi le Europee per… vederci chiaro? O altri cinque anni?
Angela Grazia Arcuri