Mercoledì 29 maggio si è tenuto all’aula The Dome presso l’Università LUISS Guido Carli la conferenza “La geopolitica del digitale e le nuove sfide della politica internazionale“.
La conferenza fa capo al progetto “Geopolitica del Digitale“, sviluppato dalla Fondazione Med-Or in collaborazione con il Center for International and Strategic Studies (CISS).
Un’analisi geopolitica del settore tecnologico
Il progetto è stato pubblicato dalla Fondazione Compagnia San Paolo nel quadro del bando “Geopolitica e tecnologia. I nuovi paradigmi di sviluppo: sfide, sicurezza e democrazia” all’interno della Missione “Aprire scenari internazionali” dell’Obiettivo Pianeta. Il progetto è mirato ad analizzare le relazioni che intercorrono tra mondo fisico e mondo digitale alla luce del quadro delle attuali relazioni internazionali. Osserviamo, oggi, un sistema in equilibrio precario, sia, da un lato, per l’avanzare di radicali innovazioni tecnologiche, industrie e infrastrutture; sia, dall’altro per la crescente competizione delle potenze globali in concomitanza alla contestazione della governance globale stabilitasi negli ultimi decenni.
In altre parole, la crescente diffusione degli strumenti digitali influisce sugli equilibri internazionale. Ma questi ultimi, a loro volta, nel loro mutare influenzano direttamente il modo di evolversi dell’ecosistema digitale. Allo scopo di capire questo legame, il progetto ha riunito esperti del mondo digitale ed esperti di relazioni internazionali per produrre undici paper di policy pensati analizzare la natura di questa relazione. Il gruppo si è cimentato nell’approfondimento di vari temi. Uno di questi è la sfida tecnologica che la Repubblica Popolare Cinese sta ponendo all’egemonia statunitense. Il confronto tra le due potenze si ripercuote in tantissimi settori, come la corsa ai minerali rari e la guerra commerciale per componentistica dei chip.
Le nuove tecnologie
Lo scontro è aperto: gli States possono vantare un tessuto industriale molto solido dato dalla fitta rete di venture capitals; la Cina, invece, gode di un controllo centralizzato sulla pianificazione strategica industriale che le consente un notevole snellimento nei processi di definizione degli obiettivi tecnologici. Ma altri attori molto importanti sono in gioco. Se è vero che Cina e Stati Uniti competono nel settore dei semiconduttori, allo stesso tempo assistiamo a un momento storico in cui l’Europa sta cercando di affrancarsi dalla loro influenza in materia. Questo obiettivo è stato al centro della strategia della Commissione uscente, ed è stato supportato da attori importanti come Infineon e NXP. L’obiettivo è ancora lontano, ma ormai presente in agenda.
Un altro terreno di scontro è quello dei cavi sottomarini, sempre più cruciali nella sfida geopolitica e digitale per via della loro natura trans-giurisdizionale. Anche qui, i principali attori in conflitto sono gli Stati Uniti e la Cina. I primi, particolare, hanno varato nel 2020 il programma “Clean Network“. Nondimeno, l’Europa anche in questo caso testimonia il suo tentativo emergere nella competizione tramite il programma “Data Gateways” varato nel 2021. Un altro campo di scontro, poi, è quello dell’intelligenza artificiale. I suoi sviluppi possono condizionare ogni guerra in aspetto come la geolocalizzazione, il processo decisionale strategico e la cybersecurity. Anzi, le nuove AI stanno già venendo implementate nei rispettivi apparati militari. Ma le applicazioni esulano dall’ambito esclusivamente militare per estendersi anche all’uso nell’ambito del controllo dei flussi migratori trans-frontalieri.
Una raccolta eterogenea
Ma ecco che, nell’epoca della quarta rivoluzione industriale cambia anche il rapporto tra stato e cittadino. Nella raccolta viene analizzata la capacità di controllo che ormai lo stato ha assunto attraverso le tecnologie digitali. Dagli Internet Shutdowns alla manipolazione dei social media. Viene anche analizzato il nuovo terreno di conflitto delle superpotenze: lo spazio. In tutto ciò, che ruolo ha l’immenso continente africano? Quali obiettivi strategici, è poi davvero un attore così marginale e passivo? E i paesi del Golfo? È ormai risaputo quanto il loro ecosistema tecnologico sia unico in termini di capacità e velocità di adozione di avanzamenti tecnologici, ciò li rende un’area chiave delle prossime trasformazioni geopolitiche.
Infine, la raccolta analizza anche il ruolo italiano in questo complesso scenario. Dai tentativi di digitalizzazione della pubblica amministrazione, alle iniziative politiche in termini di transizione digitiale, di cybersecurity e di innovazione. Cosa possiamo dedurre di questa media potenza? Si può rintracciare una “strategia italiana” per le questioni digitali? Le varie fonti presenti nella raccolta riescono a presentare un quadro incredibilmente eterogeneo che riflette la vastità delle sfide che scandiscono l’attuale stato della geopolitica del digitale.