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Brexit Day: cosa cambia per cittadini ed aziende

(Fonte: freepick)

Ci siamo: a quasi quattro anni dal referendum che ha sancito la volontà del popolo britannico di recedere dall’Unione Europea, oggi 31 gennaio segna il Brexit Day: dalla mezzanotte di oggi il Regno Unito è fuori dall’Unione Europea e inizia ora una fase di negoziati volti soprattutto a definire le future relazioni commerciali con il blocco dell’Unione. La partita in gioco è sicuramente alta, e non sarà facile prevedere come verranno risolti i vari snodi che di fatto non rendono semplice siglare l’accordo. Bruxelles non può permettersi concessioni troppo ampie senza rischiare di alimentare i venti secessionisti che già trovano il favore di altri membri dell’Unione; dal canto suo il premier britannico deve mantenere la linea dura che ha portato al successo del fronte separatista. Tra i due contendenti, controlli e dogane, pesca nelle acque del canale e soprattutto la famigerata questione irlandese, con l’isola divisa tra i due contendenti eppure unita nel non voler vedere ergersi un nuovo confine fisico che minerebbe gli accordi del Good Friday.

Per risolvere questo e molti altri grattacapi, arrivando così ad una transizione fluida, 11 mesi durante i quali inizia il cosiddetto “periodo transitorio” e verrà mantenuto lo status quo ante. L’UK farà infatti ancora parte del Mercato Unico e dell’Unione doganale, e questo significa che, da un punto di vista degli scambi commerciali, non si avvertiranno cambiamenti in relazione alle modalità di ingresso ed uscita delle merci, né verranno implementate ulteriori formalità in tema di Iva e dogane.

Stesso discorso per i cittadini ed i loro diritti: fino al 31 dicembre 2020 sarà salva la possibilità di vivere e lavorare in Regno Unito alle stesse condizioni attuali, come negli altri Paesi dell’Unione. La situazione cambierà però radicalmente a partire dal primo gennaio 2021, data a partire dalla quale verrà meno il Free Movement e con questo la libera circolazione di beni, persone, servizi e capitali all’interno dell’Unione, con riferimento al Regno Unito.

Per i cittadini significherà dover soggiacere a regole d’immigrazione ben più stringenti, con la possibilità di dover richiedere un visto d’ingresso preventivo prima di varcare i confini britannici (a meno che non possano dimostrare di essere stati già residenti in UK prima dello scadere del periodo transitorio, ed in tal senso abbiano provveduto a registrarsi al EU Settlement Scheme). Per le aziende dover ottemperare a tutte le nuove formalità (dalla conformità dei prodotti agli oneri doganali, giusto a titolo di esempio) derivanti dal fatto che commerciare con il Regno Unito significherà relazionarsi con un Paese terzo.

I dettagli di cosa questo comporti non sono ancora chiari, ma soprattutto per chi fino ad ora ha intrattenuto relazioni commerciali unicamente con i Paesi dell’Unione il suggerimento è quello di rivedere la propria linea di business evidenziando le possibili aree di maggiore criticità, al fine di arrivare preparati alla scadenza del 31 dicembre. A meno che, naturalmente, non venga concordato di estendere ulteriormente il periodo transitorio.

 

MANUELA TRAVAGLINI, avvocato, consulente di Belluzzo International Partners ed esperto legale di The Italian Community

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