Il Presidente americano ha incontrato oggi, l’icona della democrazia birmana per tentare di rilanciare un processo di riforme in panne.
Nonostante le numerose voci, tra le quali proprio quella di Suu Kyi, denunciano la lentezza delle riforme del governo birmano attuale, Barack Obama ha stimato che la democratizzazione in Birmania non è “irreversibile”. Suu Kyi invece ha suggerito di trovare “un equilibrio tra ottimismo e pessimismo” per il suo paese in fase di transizione. A un anno dalle elezioni legislative, cruciali per il paese, il premio Nobel per la pace ha stimato che il processo di riforme è giunto a un punto morto da due anni.
Le inquietudini che precedono le elezioni sono diverse: la violenza contro le minoranze musulmane dei Rohinguas, pesanti incertezze sulle regole che definiranno le elezioni e le minacce alla libertà di stampa. Aung San Suu Kyi, 69 anni, deve riuscire a cambiare il ruolo d’icona pacifista adorata nel mondo intero a quello di una donna politica in prima linea contro le agitazioni di una democrazia in crescita. Lo scrutinio del 2015 è dunque essenziale. Se il suo partito, la Lega nazionale per la Democrazia (LND), ha buone chances di farcela, la strada verso la presidenza resta per ora un ostacolo insormontabile in ragione di un articolo della Costituzione creato proprio dalla giunta.
Aung San Suu Kyi è adorata nel proprio paese, a tal punto che il Presidente Obama ha dedicato più tempo a lei che al Presidente Thein Sein. “Si è unica”, riconosce Ben Rohdes, consigliere del Presidente americano. “È una voce estremamente importante in Birmania, ma è anche un’icona per la democrazia attraverso il mondo”.
“Gli Stati Unti sono con voi”, ha dichiarato Obama nel 2012 durante un discorso pronunciato presso l’Università di Rangun, lungo rappresentativo per la democrazia. “Questo straordinario viaggio è appena iniziato e sarà lungo”. Due anni dopo, evidenzia l’imperiosa necessità di proseguire le riforme iniziate. “Il lavoro non è finito”, ha sentenziato dichiarandosi “ottimista” sul risultato dei cambiamenti profondi tuttora in corso in questo paese composta da 50 milioni di abitanti.
Secondo Ernest Bower, del Center for Strategic and International Studies, di Washington, la Casa Bianca è alla ricerca di un equilibrio sottilissimo. “Non è concepibile che le ricerche s’interrompano in corsa”, ha ricordato. “C’è anche la riconoscenza del fatto che occorre essere pragmatici sulla quantità di cambiamenti che il paese può assorbire in poco tempo”. U Soe Thane, consigliere del Presidente Sein, ha scritto sul “New York Times”: “La Birmania ha bisogno di tempo”. Il Presidente Obama dovrà anche affrontare con Suu Kyi la questione dei Rohingyas, considerati dall’ONU come una delle minoranze maggiormente perseguitate nel mondo.
Di Manuel Giannantonio
(Twitter@ManuManuelg85)
14 Novembre 2014