A Homs nel centro del paese, gli scontri sono violenti da diverse settimane. Giovedì, alcuni scontri decisamente forti si sono verificati a Khaldiyé nella provincia settentrionale di Aleppo, lungo il confine con la Turchia, un quartiere in mano ai ribelli e assediato dall’esercito, come indicato dall’OSDH. Un intenso bombardamento è avvenuto sul quartiere mentre l’esercito continuava ad attaccare il quartiere.
L’amministrazione americana, che sostiene i ribelli, ha promesso un incremento degli aiuti militari a giugno, dopo aver accusato il regime di Assad di aver ricorso alle armi chimiche. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare… L’opposizione siriana ha creato notevoli pressioni al segretario di Stato americano John Kerry per ottenere quanto prima armi per i ribelli da Washington. Nel frattempo, Bachar al-Assad “cerca la vittoria militare utilizzando un arsenale che va dalle bombe alle armi chimiche”, ha spiegato Ahmad Jarba, il nuovo capo della Coalizione nazionale siriana in un comunicato.
Prendendo atto del nuovo bilancio, il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon ha ripetuto che occorre “porre fine a questo conflitto”. “E’ imperativo riunire una conferenza di pace a Ginevra appena possibile”, ha aggiunto precisando di volerla per settembre. Gli Stati Uniti e la Russia proseguono con i loro rispettivi sforzi per organizzare una simile conferenza ma il progetto va a rilento. I disaccordi sugli obiettivi e i partecipanti e il prosieguo della guerra certamente non facilitano le cose, anche se lo spaventoso bilancio dovrebbe bastare per mettere d’accordo proprio tutti.
di Manuel Giannantonio
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