È notizia recente il primato tutt’altro che invidiabile del carico fiscale dell’Italia, considerato il più alto d’Europa. Pressione fiscale, numero di adempimenti, tempo necessario per effettuarli e numero di versamenti obbligatori sono gli aspetti più critici di un sistema fiscale che non si riesce ad indirizzare verso quell’ottimizzazione che la ripresa economica richiede. Una situazione che affligge tutti, persone fisiche e persone giuridiche. Tra queste ultime, poi, quelle a soffrire maggiormente sono, per la loro struttura e il loro volume d’affari, le piccole-medie imprese.
L’Italia è in netta contrapposizione rispetto al resto delle potenze economiche mondiali. A livello mondiale il pagamento delle tasse si è notevolmente semplificato per le aziende di medie dimensioni, mentre è cresciuto contestualmente il focus sulle semplificazioni. Negli ultimi 10 anni, sempre su scala mondiale, il tempo medio per rispettare gli adempimenti fiscali, che rappresenta uno degli elementi che gravano in maniera più significativa sulle spalle larghe ma appesantite degli imprenditori italiani, è diminuito di 61 ore e il numero di pagamenti di 8,2, per merito soprattutto dell’introduzione e del perfezionamento dei sistemi di archiviazione e di pagamento elettronico. E nell’ultimo anno, proprio i sistemi di pagamento hanno rappresentato la principale area di intervento in materia di riforme tributarie.
L’eccessiva pressione fiscale rileva particolarmente in Italia, poste le difficoltà del mondo delle piccole e medie imprese di rimuovere alcuni elementi di fragilità legate essenzialmente alla bassa redditività e bassa capacità di generare flussi di cassa ed elevato indebitamento (contraltare della scarsa patrimonializzazione). Da questo punto di vista è decisivo imprimere ulteriore spinta all’azione riformatrice tributaria, la quale dovrebbe essere finalizzata a stimolare la ripresa delle attività produttive, promuovere processi di forte irrobustimento delle caratteristiche strutturali delle imprese, a partire dal tema della patrimonializzazione, ed eliminare quei freni sostanziali alla crescita e le cause dei numeri fallimenti che quotidianamente interessano il mondo delle PMI, come, appunto, l’eccessivo carico fiscale. Proprio quest’ultimo, poi, oltre a rappresentare la causa ostativa alla crescita, allo sviluppo e alla stabilizzazione economica delle piccole-medie imprese, concorre in maniera considerevole al fenomeno dell’evasione fiscale, la quale è spesso determinata dall’impossibilità di adempiere ai tanti e gravosi adempimenti fiscali imposti dallo Stato.
L’eliminazione di tali ostacoli, naturalmente, rappresenta un processo difficoltoso, frenato spesso anche dalla riluttanza delle imprese italiane medie e piccole ad aprirsi ai mercati dei capitali, sotto un profilo sia di controllo proprietario sia anche solo di trasparenza informativa. A rendere specialmente problematica in Italia questa evoluzione, che in altri sistemi sta già avvenendo, sono le anomalie delle PMI italiane rispetto a quelle del resto del mondo avanzato, a cominciare proprio dalla dimensione, che è molto più piccola. L’Italia, inoltre, è il paese europeo con la maggior presenza di piccole-medie imprese, le quali costituiscono l’ossatura del nostro sistema economico. La tutela delle PMI, dunque, assurge a questione fondamentale non solo per favorire la ripresa economica, ma anche per garantire stabilità a tutte quelle famiglie italiane che dalle PMI traggono risorse e sostentamento economico e per mitigare e ridurre sostanzialmente il fenomeno dell’evasione fiscale.
La pressione fiscale, comunque, non esaurisce i temi intorno alla fiscalità: la stabilità delle norme, la certezza interpretativa, i tempi del contenzioso, sono tutti elementi che influiscono direttamente sulla competitività delle nostre imprese. Un sistema fiscale fatto di norme stabili e chiaramente interpretabili ha effetti immediati sulla capacità competitiva. Tutte le modifiche in materia di fiscalità introdotte nei in Italia fino a questo momento, pur operando in chiave di semplificazione o di riduzione del carico fiscale complessivo, o non sono rilevanti rispetto al caso base (si pensi al bonus 80 euro) o assumeranno rilevanza in un tempo futuro e difficilmente prevedibile. La ripresa, però, è già in atto. Servono misure significative ed attuali. E servono subito.