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Aprile in deflazione: -0,5% su base annua

Peggiora la deflazione nel nostro paese. Nel mese di aprile l’indice nazionale dei prezzi al consumo è calato dello 0,1% su base mensile con una flessione su base annua dello 0,5% (stimata inizialmente a -0,4%), più ampia rispetto a quella fatta segnare a marzo (-0,2%). La diminuzione è dovuta essenzialmente al deciso calo dei prezzi dei beni energetici regolamentati (-6,4% da -2,7% del mese precedente), soprattutto quello del gas naturale (-9,9% da -5,7% a marzo) e dell’energia elettrica, che fa registrare addirittura un’inversione di tendenza (-1,9% da +1,5% del mese precedente).

Escludendo i beni energetici, però, l’inflazione può essere considerata stabile (+0,4%), mentre considerando beni alimentari non lavorati e beni energetici essa risulta diminuita da +0,6% a +0,5% su base mensile. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca), inoltre, è salito dello 0,2% su base mensile, mentre è calato dello 0,4% su base annua (-0,2% a marzo). Il rialzo congiunturale è principalmente da attribuire al rientro definitivo dei saldi invernali.

Il Codacons, l’associazione a difesa dei consumatori, ha accolto con sdegno tali dati, definendo la deflazione come la “bestia nera dell’economia italiana, un nemico che allontana la ripresa definitiva del paese”. Il presidente, Carlo Rienzi, inoltre, ha accusato il Governo di non aver intrapreso le misure necessarie per determinare una ripresa dell’inflazione, favorire l’incremento della domanda interna e sostenere i consumi, sebbene siano stati ripetuti e decisi gli allarmi lanciati dall’Istat e dal Codacons stesso.

Sulla stessa lunghezza d’onda del Codacons anche Federconsumatori e Adusbef, secondo cui il dato “certifica l’instabilità del nostro sistema economico e dimostra la necessità di interventi incisivi per rilanciare i consumi attraverso un aumento e una redistribuzione dei redditi per far ripartire il sistema produttivo”. La deflazione, aggiungono le associazioni dei consumatori, “non è mai una notizia positiva e di certo non porterà a una ripresa della domanda interna, dal momento che la causa di tale andamento è proprio il potere di acquisto delle famiglie, che si attesta ai minimi storici”.

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