Se i mari suscitano ancora oggi l’interesse di molti è sicuramente per il loro lato misterioso. Guardiani di segreti marini, queste vaste distese di acqua diventano ancor più intriganti da quando sono diventate le silenti protagoniste degli scambi che ogni giorno plasmano l’era digitale. In un momento in cui l’informazione definisce il potere, è affascinante vedere che il 98% dei flussi di dati mondiali prendono la via dell’acqua, spostandosi grazie ad una rete molto sofisticata di cavi sottomarini che ricoprono 1.200.000km, ossia 32 volte la circonferenza terrestre. La maggior parte dei cavi sottomarini più lunghi attualmente in servizio hanno tutti più di 20 anni, come Southern Cross o FLAG FEA, ma dietro a questo capolavoro tecnologico, si nasconde anche un complesso scenario fatto di sfide strategiche dalle tante sfaccettature.
Tra sicurezza, geopolitica e crescente dipendenza delle società moderne nei confronti dei cavi sottomarini, non mancano questioni fondamentali, soprattutto quando l’interconnessione mondiale ha fatto delle informazioni un’arma potenzialmente distruttrice. Per capire come i cavi sottomarini hanno acquistato un’importanza così infida, dobbiamo tuffarci nel loro universo, dove il mare incontra la tecnologia in una miscelazione tanto fruttuosa quando pericolosa. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, l’idea di installare dei cavi sottomarini per facilitare la trasmissione delle informazioni risale a poco prima della metà dell’800. La posa del primo cavo sottomarino si colloca nel 1850, per collegare le Borse di Parigi e Londra. La prima posa nell’Atlantico arriva nel 1858. Terranova viene così collegata all’Irlanda. Un messaggio di 100 parole viene trasmesso in 67 minuti, contro un tempo di navigazione di 12 giorni. Il primo cavo transpacifico vede la luce nel 1902 tra l’Australia e il Canada. L’inizio del XX secolo non sfugge alla bramosia di interconnessione mondiale, visto che si passa da 200.000km di cavi nel mondo nel 1900 a 539.400km nel 1915. Ma solo negli 1980, con l’esplosione della mondializzazione e la necessità sempre crescente di trasmettere dati in modo sempre più rapido e significativo, viene soddisfatta questa volontà di dinamismo, quando si è cominciato ad utilizzare la fibra ottica. I cavi digitali acquisiscono qui la loro importanza strategica. Molti giganti americani del digitale (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft, i cosiddetti GAFAM) hanno iniziato affittando cavi sottomarini per soddisfare il loro crescente bisogno di trasmissione di dati. Aumentando la loro potenza finanziaria, nel 2010 hanno cominciato ad investire nei cavi per soddisfare internauti sempre più avidi di informazioni di tutti i generi. Non sorprende che questi giganti del Tech abbiano tentato di mettere le mani su queste infrastrutture strategiche. Come spiega il censimento regolarmente attualizzato da TeleGeography, Alphabet, Meta, Microsoft e Amazon sono oggi tutti proprietari o co-proprietari e investitori di maggioranza di numerosi cavi sottomarini già operativi o in posa. Per ora è Alphabet, la casa madre di Google, che conduce le danze davanti a Meta (Facebook), essendo impegnato in 21 progetti contro i 16 del gruppo Zuckerberg. Inoltre, Alphabet è anche l’unica delle 4 società a disporre di diversi cavi a suo proprio uso e consumo. Tra questi possiamo citare “Dunant”, che connette la costa Est degli Stati Uniti alla costa atlantica francese, e “Equiano”, lanciato nel settembre del 2022 per collegare l’Europa al Sudafrica e “Apricot” che connetterà Singapore, il Giappone e altri Paesi dell’area APAC (Asian Pacific Economic Cooperation). Anche se non ancora in funzione, la rete di cavi sottomarini 2Africa, destinata a fare il giro del continente africano per connettere l’Europa e il Medio Oriente ai Paesi africani, è già considerato uno dei più grandi del mondo. Il progetto è in parte finanziato da Facebook (c’è anche una partecipazione cinese). Si stima che oggi i GAFAM controllino il 70% dei cavi sottomarini. Una vera potenza per gli Stati Uniti.
La Russia è un avversario da non sottovalutare, anche perché assolutamente criptico nelle sue intenzioni. Una legge votata nel 2019 prevede che delle misure siano applicate per arrivare a qualche tipo di autonomia digitale. Gli osservatori si interrogano sulle vere intenzioni di Mosca: vuole disconnettersi dall’Internet mondiale o mira ad agire sui cavi occidentali senza subirne le conseguenze? Nel 2017, la NATO ha evidenziato la presenza di navi russe in prossimità di cavi, presenza che ha definito una minaccia per gli Stati membri. Unica notizia “pubblica” è che pare che Mosca abbia previsto di installare un cavo sottomarino nell’Artico nel corso del 2026, il Polar Express. La Cina non rimane certamente indietro sostenendo la messa in opera di cavi da parte delle sue imprese nazionali, le sue GAFA locali, i BAXT: Baidu, Alibaba, Tencent e Xiaomi. Investendo nella stesura di cavi interamente gestiti da imprese cinesi, il governo ha così pieno controllo sulla trasmissione delle informazioni. Un esempio importante è il progetto “Peace” (Pakistan & East Africa Connecting Europe). Da notare anche che su scala internazionale, i cavi aiutano molto nello sviluppo delle sue “nuove vie della seta”, perché contribuiscono ad aumentare la connettività mondiale e facilitare gli scambi commerciali.
In Europa, la strategia “Global Gateway”, mira a finanziare progetti internazionali in concorrenza con l’iniziativa cinese delle “nuove vie della seta”. Sono 30 i miliardi di euro pensati a sovvenzionare progetti di connettività digitale come i cavi sottomarini e terrestri a fibra ottica, sistemi di comunicazione protetti incentrati nello spazio e banche dati. La parte del leone dell’UE ai Paesi terzi va all’Africa, dove il principale progetto ufficiale di connessione UE-Africa è il progetto Medusa, che collega il sud dell’Europa all’Algeria, Egitto, Marocco e Tunisia via Mediterraneo è in corso d’opera. Un altro progetto allo studio è l’”EurAfrica Gateway”, che dovrebbe partire dalla penisola iberica e costeggiare la parte atlantica dell’Africa Orientale fino alla Repubblica Democratica del Congo. L’America Latina e i Caraibi costituiscono un’altra zona di interesse. Il piano iniziale è di estendere il programma BELLA (Building the Europe Link to Latin America) che comprende EllaLink del Portogallo. Altra proposta è il “Far North Fiber”, un cavo Internet che collegherebbe la Scandinavia al Giappone via Artico per evitare i principali punti di congestione come il canale di Suez e il mar della Cina meridionale. Per quanto riguarda l’Italia, progetti come Blue Submarine Cable System, realizzato da Telecom Italia Sparkle in partnership con Google ed altri operatori (che comprende Blue Med e Raman) e 2Africa, Genova sta diventando un hub logistico non solo come snodo per il traffico delle merci, ma anche per ricoprire un analogo ruolo per il traffico digitale dei dati grazie alla Genoa Landing Platform, stazioni di approdo dei cavi sottomarini, anch’essi bersagli sensibili che sono infrastrutture nevralgiche e nodi di smistamento della capacità dati.
Lo spionaggio (tipo quello emerso nel 2013 dal caso Snowden) e la rottura dei cavi (molti sono i casi, accidentali o no, per esempio in Algeria nel 2015 o in Egitto nel 2017) sono tra le principali minacce per questo tipo di impianto assolutamente vitale. Lo sviluppo economico, i flussi finanziari, le azioni militari e la vita di tutti i giorni dipendono dal buon funzionamento dei cavi sottomarini. Se esistono navi e sottomarini specializzati nella loro manutenzione, l’operazione più semplice rimane quella di agire laddove questi cavi hanno i loro punti di approdo. Un esempio vicino a noi, e che riguarda anche la situazione geopolitica di questo periodo, è quello che vede coinvolta la regione del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente, strategico per la sua capienza e per il numero dei suoi stretti, che moltiplica le opportunità di accesso ai cavi dalla terra. Gli stretti di Ormuz, Bab El-Mandeb e Gibilterra, così come il canale di Suez, sono punti perfetti da tenere sotto scacco.
Gli Stati Uniti, la Cina, la Russia e il sud dell’Europa hanno la possibilità, grazie alle loro basi o attraverso la cooperazione militare, di accedere direttamente ai cavi. Lo stretto di Bab el-Mandeb rappresenta oggi uno dei punti più sensibili di questa rete per il lato Mediterraneo-Mar Rosso-Oceano Indiano, così come lo stretto di Malacca per la parte del sud-est asiatico.
I cavi sottomarini sono senza dubbio la chiave di volta dell’economia mondiale. Sotto le acque del mare 500 cavi collegano i continenti e vedono transitare quotidianamente diversi miliardi di dollari di transazioni finanziare. Senza di loro, l’economia digitale e la ricchezza che genera affonderebbero. Una sfida considerevole che non fa che attirare sempre più l’avidità di molti.