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L’UE tassi i profitti in chiave ambientale

FRANKFURT, GERMANY - FEB 27, 2018: euro symbol stands in front of the old european central bank. The ECB has moved to the east harbor area in Frankfurt.

La crisi energetica ha portato al centro dell’attenzione il tema della tassazione degli extraprofitti delle società del settore. Tale provvedimento, volto a compensare i maggiori guadagni delle imprese energetiche dovuti al significativo aumento del prezzo del gas, pur non avendo dato luogo a specifiche obiezioni di principio, si è rivelato di complessa applicazione, tanto da determinare un rischio di compliance e di contenzioso molto elevato.

Il meccanismo degli extraprofitti ha mostrato, alla luce dei contenziosi e dei ricorsi in atto, un approccio utile ma non risolutivo.

Raggiungere l’obiettivo di questa perequazione ha generato ulteriori importanti costi per il nostro bilancio pubblico tanto da richiedere, per il suo sostegno, un improbabile debito aggiuntivo da emettere. Ne deriva l’esigenza di un approccio ben più organico che va oltre il livello nazionale per considerare una sovraimposta sugli extraprofitti da gestire a livello europeo, da denominare inoltre in chiave non solo solidaristica, ma anche ambientale.

Un approccio organico sugli extraprofitti potrebbe rivelarsi in tal senso una marcia aggiuntiva verso processi di stabilizzazione europea grazie all’accelerazione di un processo di integrazione fiscale comunitaria e allo stesso tempo favorire la transizione verde con un impegno di risorse concreto.

Unitamente alla giustizia sociale di sostenere famiglie e imprese di fronte all’esplosione dei prezzi dell’energia il gettito di questa tassa dovrebbe infatti coprire anche parte degli investimenti sul risparmio energetico e per il contenimento della Co2. D’altronde non si può non prendere atto di come i tributi ambientali siano tra quelli coerenti con il dettato dell’articolo 311 del trattato sul funzionamento Ue. Non solo, ma che siano anche caldeggiati dall’Ocse. L’occasione di adottare questo percorso virtuoso sarebbe favorita dalla proposta della Commissione di prelevare un contributo temporaneo di solidarietà sugli utili in eccesso generati dalle attività nei settori del petrolio, del gas, del carbone e della raffinazione.

Questo contributo manterrebbe anche gli incentivi agli investimenti nella transizione ecologica. Sarebbe prelevato dagli Stati membri sulla parte degli utili del 2022 che eccede un incremento del 20% sugli utili medi dei tre anni precedenti. I ricavi sarebbero prelevati dagli Stati membri e trasferiti ai consumatori di energia, in particolare le famiglie vulnerabili, le imprese più colpite e le industrie ad alta intensità energetica. Dopo aver definito l’aliquota applicabile, un ulteriore obiettivo da raggiungere sarebbe anche quello di rendere il maggior reddito facilmente calcolabile.

Imponibile e imposta sono una cosa sola: senza un preciso perimetro che definisca l’imponibile qualsiasi aliquota stabilita non conferisce alcuna certezza.

Il prelievo sugli extraprofitti dovrebbe poi essere sicuramente deducibile dalle imposte ordinarie, avuto riguardo al fatto di configurarsi come contributo. Il vantaggio di cogestire a livello sia nazionale che europeo questa imposta sarebbe anche rappresentato dal testare sul campo la gestione di una capacità contributiva a livello federale europeo, interponendosi tra imposte di derivazione nazionale come Ires e Irap per l’Italia e imposte gestite a livello internazionale e comunitario come la Global minimum tax (Gmt).

E a tal proposito, per coordinamento, la tassazione sugli extraprofitti dovrebbe assorbire anche la Global minimum tax pari al 15%, qualora fosse ancora operativa allorché la GMT sarà entrata in vigore, presumibilmente, dal 2023.

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