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Il tempo che non c’è: la lotta tra Kronos e Kairos

Qualcuno scrisse: “La vita è quello che succede mentre progetti la vita“. Qualcun altro arrivò poco dopo e scrisse la stessa identica cosa. Un altro ancora ne riscrisse una praticamente uguale. Poi ne seguì un quarto che copiò il primo. E l’ultimo che ricordo emulò il secondo. Ma solo un fuggiasco analfabeta fu l’unico a farlo. Ovvero vivere il presente. Lui non lesse mai niente del primo, non conobbe il secondo. Nemmeno seppe mai dell’esistenza del terzo, eppure riuscì a vivere il presente, dando realmente importanza solo a quell’istante, a quell’unico momento in cui fosse vivo. Quanti altri che conosciamo ci sono realmente riusciti? E così la vita alterna il suo cammino tra un gorgoglio di nostalgia e una corsa verso l’avvenire. L’ansia del domani ci divora e allo stesso tempo abbiamo uno specchietto retrovisore montato sulla nostra testa, che ci fa costantemente guardare al passato cadendo nel peggior tranello che possa esserci, chiedersi come sarebbe stato se…
Il nostro uomo vitruviano scende dal cerchio del cielo e corre solo sulla base del quadrato che è la terra diventando così un corritore provetto verso il futuro con gli occhi rivolti al passato e la sua corsa è ed esiste solo nel tempo presente. Ma lui questo non lo sa. 
Gli antichi greci avevano due parole per designare il tempo. La prima era chronos, la seconda kairos.  Nell’immaginario collettivo, il dio Crono era un uomo vecchio dai capelli grigi e il suo nome rimanda letteralmente all’orologio che ticchetta, al tempo cronologico. Kairos è diverso. Oltre ad essere una divinità primordiale e giovane, al contrario di Chronos, questo è un tempo qualitativo, un tempo supremo, è il tempo che sperimentiamo quando siamo a pieno nel tempo presente, con tutti i nostri sensi e la volontà di essere. In molteplici allegorie è il Dio Chronos che taglierà le ali di Eros. Sarà quel tipo di tempo che vincerà sull’amore, sullo spazio, su tutto quel che è. Mentre Kairos avrebbe la facoltà di cogliere le opportunità, di immergersi nel presente e registrare ogni singolo dettaglio del momento vissuto. Per cogliere l’importanza del tempo presente occorre saperlo osservare. Vi è mai capitato di vivere nell’attesa di un momento così tanto che quando questo è arrivato, è come se non foste lì? Il ticchettio delle lancette di Chronos ha decisamente avuto la meglio sulla possibilità di respirare a pieni polmoni dentro quel presente. Momento che abbiamo idealizzato, immaginato, atteso nel passato ma in cui non abbiamo saputo realmente esserci, momento di cui sono stati persi gli odori, i sapori, gli intenti. E gioco beffardo momento a cui ripenseremo in futuro.  

Pensiamo a quelle famiglie che progettano le carriere scolastiche dei propri figli senza tenere in considerazione le loro tendenze e predisposizioni, siamo spesso coinvolti in queste rigide pianificazioni dando per scontato il giorno presente, dovremmo rallentare, moderare le nostre aspettative, gestire la paura, non disperdere energie in qualcosa che secondo noi potrebbe andare storto. Molto spesso soffriamo di più per l’irreale che per il reale. Fin dalla nascita delle idee si è analizzato il concetto del tempo, assai importante è la concezione di Sant’Agostino il quale sostiene che il passato e il futuro esistono solo nel tempo presente. Secondo il Santo, la distensione del tempo è soggettiva ed è denominata “distensione dell’anima”. Lo scorrere del tempo guardando un orologio è tutto uguale. Soltanto l’evoluzione della nostra coscienza ne determina i cambiamenti. Vediamo lo spostarsi delle lancette, il sole sorgere e tramontare, ma non vediamo il tempo. Questo altro non è che un’illusione. Come sosterranno gli studi di tutto l’Ottocento e Novecento di fisica quantistica. 

La Filosofia, la fisica, la matematica la letteratura, persino le arti applicate ci insegnano o tentano di farlo che solo nell’oggi è possibile lo sviluppo del nostro essere. Eppure, sembra una delle lotte più difficili di sempre. Vincere sul domani pensando che qui ed oggi siamo, che ora è il momento perfetto. Perché il resto non esiste. Immaginare il futuro è un puro atto di magia e pensare al passato un puro atto illusorio. L’unico rifugio esistente è il presente. Iniziare a cogliere i dettagli sarebbe sicuramente uno dei primi punti se esistesse un manuale per poter vincere questa sfida. Godere il presente non vuol dire non pensare al futuro e alla costruzione della nostra vita secondo i nostri desideri, ma vuol dire non farsi condizionare da un tempo che ancora non esiste per non goderne uno che in questo momento ci accoglie nella sua interezza e successione di istanti. 

“Al termine di un viaggio per raggiungere l’amante, un uomo capisce che la vera notte d’amore è quella che ha passato in uno scomodo scompartimento di seconda classe correndo verso di lei.” 
Italo Calvino, Gli amori difficili 

Articolo a cura di Marianna Piccirillo

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