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16 marzo 1978, il sequestro Moro

Il 16 marzo 1978 è il primo giorno del sequestro Moro. Sono esattamente le 9:03 quando un commando delle Brigate Rosse tende un agguato ad Aldo Moro, Presidente della DC, che viene rapito poco dopo essere uscito di casa per recarsi prima alla Camera, e poi all’Università per la discussione di alcune tesi di laurea.

Moro aveva lasciato il suo appartamento al quarto piano, in via del Forte Trionfale 79, precisamente alle 8:55; ad aspettarlo di fronte ai giardini c’erano gli uomini della Pubblica Sicurezza, con le auto della scorta. Moro sale sulla Fiat 130 blu, e a seguire una Alfetta bianca.
I terroristi travestiti da aviatori aspettavano l’arrivo di Moro nascosti in via Mario Fani. È proprio in questa via che la dinamica degli eventi ha una sanguinosa escalation, con i terroristi a bloccare con due automobili le vetture sulle quali viaggiavano Moro e la scorta, per poi sparare raffiche di mitra e sterminare quanti accompagnano Moro. Novantasette i colpi sparati.

I cinque uomini della scorta vengono massacrati, una strage che lascia a terra esanimi i corpi del maresciallo e caposcorta di Moro da quindici anni Oreste Leonardi (51 anni), dell’appuntato Domenico Ricci (43 anni), della guardia Giulio Rivera (24 anni), del vicebrigadiere Francesco Zizzi (30 anni) e del vicebrigadiere Raffaele Iozzino (25 anni), l’unico tra i cinque a toccare la pistola per sparare tre colpi prima di venir freddato da una pallottola in fronte.
Moro è estratto a forza dalla sua auto per venir caricato sulla 132 dei brigatisti che riescono immediatamente a far perdere ogni loro traccia; inutile la poderosa caccia all’uomo messa immediatamente in moto.

Un giorno importante per il Parlamento questo 16 marzo, che avrebbe segnato la fine di una lunghissima crisi di Governo. Giulio Andreotti doveva presentare il nuovo Governo che avrebbe visto per la prima volta un monocolore DC appoggiato dai comunisti; fautore principale di questa coalizione era stato appunto Moro. Il Governo in serata ottiene comunque frettolosamente la fiducia a larga maggioranza.
Il sequestro di Moro rappresenta uno shock per l’Italia, che si ferma per manifestare il proprio sconcerto di fronte ad una simile azione, per molti considerata un vero e proprio tentativo di colpo di Stato.

All’agguato partecipano i brigatisti:

Franco Bonisoli, Raffaele Fiore, Valerio Morucci e Prospero Gallinari come componenti del gruppo di fuoco; più Mario Moretti, Barbara Balzerani, Alessio Casimirri, Alvaro Lojacono, Rita Algranati, Bruno Seghetti, che hanno ruoli diversi, come autisti o addetti al controllo del traffico e delle strade. Il leader e la mente organizzativa del gruppo è Moretti, che è anche il più vecchio: ha 32 anni. Balzerani ne ha 29, Morucci 28, Gallinari, Casimirri e Seghetti 27, Fiore 23, Bonisoli e Lojacono 22, Algranati 20.

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Questo è solo l’inizio di una lunga prigionia durata ben cinquantacinque giorni, il cui esito fu il ritrovamento del corpo senza vita di Aldo Moro a bordo di una Renault rossa, il 9 maggio in via Caetani, nel centro della Capitale. Cinquantacinque giorni di indagini, dibattiti politici sull’opportunità di trattare con i brigatisti per la liberazione del leader DC, pubblicazioni di messaggi delle BR e lettere dello stesso Aldo Moro.

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