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Femminismo e ucronia nel nuovo anime di Netflix: Ooku – Le stanze proibite

Femminismo e ucronia nel nuovo anime di Netflix: Ooku – Le stanze proibite

Ooku – Le stanze proibite, il nuovo anime targato Netflix, disponibile dal 29 giugno 2023, ci porta indietro nel periodo Muromachi del Giappone feudale (1336 – 1573). Lo fa rimaneggiando la storia per raccontare i diritti, soprattutto quelli negati, e la parità di genere.

La serie, tratta dall’omonimo manga di Fumi Yoshinaga, rimane fedelissima all’opera cartacea. 

Dieci puntate che raccontano di una realtà ucronica ma coerente con la storia di un paese che ha vissuto un lungo periodo di chiusura dal resto del mondo, una nazione dalle forti tradizioni. Oltre alla figura semidivina dell’Imperatore, il potere temporale è affidato ai Shogun e in particolare, nel periodo narrato, alla potente famiglia Tokugawa.

Parliamo di ucronia per intendere una narrazione basata sulla premessa generale che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale.

La società liquida

Durante l’era degli Shogun una malattia misteriosa, soprannominata “vaiolo dalla faccia rossa”, inizia a mietere vittime tra gli individui di sesso maschile del Giappone. Il morbo non colpisce le donne ma riduce drasticamente gli uomini, i soli detentori del potere, oltre che forza-lavoro nelle campagne.

Così le mogli e poi le figlie iniziano a rimpiazzare il loro posto, istituendo un passaggio di potere che trasforma radicalmente la società e che arriva anche nel palazzo dei Tokugawa, dove si vocifera che in un’ala segreta dimorino tremila uomini bellissimi, al servizio dello Shogun.

Nella serie, però, il sistema che governa la sfera pubblica e la sfera privata rimane fermamente patriarcale sia nel linguaggio sia nell’aspetto pratico, consentendo così di perpetrare nel tempo le ideologie e le risoluzioni caratteristiche di una società tossica e tirannica. 

Questa è la matrice da cui emerge piano piano la trama che, muovendosi nel tempo, racconta i più importanti stravolgimenti di un paese in crisi. Descrivendo anche i più piccoli e feroci cambiamenti politici che hanno come protagonista l’Ooku, un complesso di stanze dove pochi e selezionati individui decidono per la nazione. 

Un anime che non è semplice da seguire per lo spettatore, soprattutto dopo il primo e più lungo episodio che ha il compito di immergere chi guarda nell’atmosfera dell’Ooku, nei suoi corridoi, nelle sue stanze, ma soprattutto nelle sue usanze austere.

Ooku – Le stanze proibite è infatti una serie da seguire attentamente: gli intrighi politici e personali insieme ai mutamenti sociali costituiscono l’anima di un’opera che lancia dei forti messaggi al presente.

Un suo punto di forza è sicuramente la coerenza, i fatti narrati carichi di frustrazione raggiungono dei profondi livelli di realismo. 

Dinamiche di potere

L’epidemia di vaiolo dalla faccia rossa è il pretesto narrativo utilizzato per dimostrare che non importa chi si impossessa del potere, donne o uomini che siano, perché è il potere stesso a provocare disuguaglianza.

Ooku – Le stanze proibite prende il via dalla della condizione femminile per poi soffermarsi su una riflessione più articolata in merito alle ingiustizie sociali e al culto del potere. Soprattutto di quanto quest’ultimo possa condurre a una società impari, popolata da individui che hanno differenti aspirazioni e possibilità di vita, a prescindere dal sesso che ha il controllo maggioritario.

Le immagini suggestive sono ricche di dettagli e supportano questa discrasia: il lusso e i colori delle vesti dei concubini sono in netto contrasto con quelle povere e usurate della gente comune. 

L’Ooku diventa un micro-cosmo e ogni componente viene impiegata per evidenziare questo lampante divario fra le classi sociali.

L’anime di Netflix rappresenta quindi un titolo da aggiungere al catalogo, impegnativo sicuramente ma che tiene alta l’asticella dell’animazione sulla piattaforma.

Femminismo e ucronia nel nuovo anime di Netflix: Ooku – Le stanze proibite

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