2duerighe

Omaggio a Lina Wertmüller, icona eccentrica del cinema italiano

Ci ha lasciato oggi Lina Wertmüller a 93 anni, una delle più grandi registe italiane, e questa è la nostra dedica ad una autrice senza tempo.

Nata a Roma nel 1938, eccentrica, acuta indagatrice e anarchica la Wertmüller ha saputo innovare il nostro cinema, lasciando una traccia esclusiva ed indelebile.

Una traccia fatta di passione e personalità che ha toccato le corde non solo dell’Italia ma anche dell’America, la quale nel 2019 le ha assegnato la stella di Hollywood.

Nello stesso anno ha ricevuto l’Oscar alla carriera con la sentita motivazione: “per il suo provocatorio scardinare con coraggio le regole politiche e sociali attraverso la sua arma preferita, la cinepresa”.

La carriera di Lina comincia come aiuto-regista di Fellini in La DolceVita e, da lui apprende le tecniche filmiche che aveva conosciuto solo in teoria all’accademia teatrale diretta da Pietro Sharoff.

Anzi come affermato dalla Wertmüller: “Da un artista come Fellini non si può imparare nulla, si può solo apprezzare l’enorme dimensione del suo ingegno e della sua creatività”.

Lavora sia per la radio sia per la televisione, e in veste di autrice e regista alla prima edizione del Giornalino di Giamburrasca, con Rita Pavone.

Il suo esordio in regia avviene con I Basilischi nel 1963, una pellicola intrisa di veridicità in cui spiccano i costumi e la genuinità di un sud Italia ancora incontaminato.

Un ritratto del meridione che ha significato anche un omaggio alle sue origini, in quanto il film è stato ambientato e girato in Basilicata, terra di provenienza del padre.

Lina Wertmüller, inoltre, è stata la prima donna ad essere candidata all’Oscar, nel 1977, come migliore regista per il film Pasqualino Settebellezze.

Con i suoi indimenticabili occhiali bianchi, suo tratto distintivo, scrutava la realtà in modo approfondito e ne restituiva una descrizione tanto autentica quanto poetica e iperbolica.

“Una volta incontrai questi occhiali bianchi, mi piacquero, avevano un’aria di vacanza che mi apparteneva, quando li ho ricercati non li ho più trovati allora sono andata in una fabbrica e ho chiesto: ‘al minimo quanti me ne potete fare?’, hanno detto 5000. Da allora è stato un amore per sempre.”

Dopo aver ricevuto l’Oscar la regista comincia a creare pungenti satire sulla società italiana e ad imporre al pubblico una nuova coppia cinematografica composta da Giancarlo Giannini e Mariangela Melato.

Iconico a tal proposito è il film Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974), in cui due esponenti di diversi ranghi sociali, ritrovandosi naufraghi su un’isola, vengono travolti da un’impetuosa passione. Un susseguirsi di altissimi momenti di comicità e scene sentimentali che rimarranno impressi nella memoria di tutti.

Giannini diventa a tutti gli effetti quello che Mastroianni era per Fellini, il beniamino e il protagonista indiscusso dei suoi film.

Forse ritrovava in lui quel portamento italico ma garbato, quel fare maschio ma romantico, che è tipico poi del suo cinema.

Dell’uomo italiano aveva però una modesta visione, aveva infatti detto in modo dissacratorio: “Il maschio italiano non sa stare in piedi da solo; prima la madre, che lo passa alla moglie, e quando muoiono tutti e due, finisce magari al ricovero. C’è la monaca, e son dolori, ma anche lei è una santa perché c’è sempre meno gente disposta a lavare il culo agli infermi.”

Tra i suoi film da non perdere assolutamente consigliamo:

Un abbraccio a te, regina del cinema italiano.

Exit mobile version