Léa Seydoux (La vita di Adele, Spectre, No Time to Die) è la protagonista di un noir su una delle città più povere città della Francia nel film Roubaix, une lumière di Arnaud Desplechin (I miei giorni più belli, I fantasmi d’Ismael), in Concorso a Cannes 2019 e basato su fatti di cronaca realmente accaduti.
Roubaix, une lumière, la trama
È la notte di Natale e a Roubaix il commissario Daoud (Roschdy Zem) è di pattuglia per le strade della città dove è cresciuto. Un’auto che va a fuoco, l’incendio di una abitazione, una ragazza non ancora maggiorenne scomparsa; il commissario e il suo assistente, Louis Cotterel (Antoine Reinartz), agente giovane e inesperto appena uscito dall’accademia di polizia, indagano su questi eventi mentre giungono nuove e drammatiche segnalazioni: una giovane adolescente denuncia di essere stata violentata in una stazione della metropolitana e alcuni rumori sospetti in una casa rivelano un’aggressione e probabilmente l’omicidio ad una anziana signora. Claude (Léa Seydoux) e Marie (Sara Forestier), le due giovani vicine di casa dell’anziana, sono più coinvolte di quanto si potesse inizialmente sospettare.
Come il dettagliato documentario di Boucault, Roubaix, une lumière affronta sei casi reali, sei inchieste che raccontano di una città un tempo prospera, ma la cui attuale decadenza e povertà ha generato una società disorientata e violenta. Una disputa familiare, un incendio doloso, la fuga di un’adolescente, uno stupro nella metropolitana e la morte di una persona anziana sono i fatti che vengono ricostruiti e rivissuti attraverso le indagini, gli interrogatori, le confessioni e le ricostruzioni della polizia e dei suoi indagati.
Roubaix, un clima cupo ma umano
In Roubaix, une lumière il regista Desplechin racconta la sua città ma anche una situazione sociale e umana comune purtroppo a molti agglomerati urbani contemporanei, con le sue paure, la sua povertà e la mescolanza di razze e culture diverse, vittime e carnefici che si integrano nello stesso doloroso mondo. I casi vissuti in prima persona dal commissario Daoud sono quelli che si leggono spesso nelle cronache, ma il film consente di aprire lo sguardo ai retroscena emotivi e sociali che spesso i resoconti giornalistici non possono permettersi trasmettere.
Senza trascendere in toni patetici e senza sbilanciare il suo giudizio sugli eventi e sulle azioni dei personaggi, Desplechin racconta fatti e stati emotivi, passaggi burocratici e investigativi che si fondono con le emozioni e gli stati d’animo dei protagonisti, che siano poliziotti, vittime o sospetti. Il clima, tanto quello atmosferico quanto quello umano, è cupo, notturno, teso, reso con una fotografia dai toni insaturi.
È tutto quello che ci aspetta da un giallo poliziesco moderno in cui il vissuto umano entra a far parte delle indagini e diventa anch’esso un mistero da svelare pur mantenendo sempre una estrema aderenza alla realtà. Desplechin mescola toni e registri passando dal thriller teso al dramma sociale e al conflitto interiore più intimo. Gli ambienti e i personaggi però restano sempre inseriti in un affresco omogeneo e uniforme di drammatica decadenza.
Il mistero, l’indagine si sviluppa su due fronti quindi, sia quello propriamente poliziesco che quello personale, interiore, sfruttando però i mezzi e le strutture consueti di un commissariato. La doppia anima di questo film è incarnata proprio nel personaggio del commissario Daoud, esperto, severo ma anche compassionevole, interpretato con grande intensità da Roschdy Zem, che per questo ruolo ha ottenuto i premi Lumière e César. Estremamente convincenti e trascinanti anche Léa Seydoux, Sara Forestier, due donne amanti, feroci ma anche fragili e ferite.
Roubaix, une lumière dall’1 ottobre in sala distribuito da No.Mad Entertainment.