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SANTIAGO, ITALIA | Bentornato Nanni, ci sei mancato davvero!

La recensione di Santiago, Italia

Nel 1973 il colpo di stato del generale Pinochet ribalta il governo di unità popolare presieduto da Salvador Allende.
Migliaia di persone, simpatizzanti della precedente coalizione, si ritrovarono ad essere perseguitati politici del nuovo regime militare.

Santiago, Italia racconta le esperienze di alcuni di loro, in una stagione che vedeva l’Italia in prima linea nel  garantire solidarietà nei confronti di gente che da un giorno all’altro si era ritrovata estranea in casa propria.
A parlare sono registi (Patricio Guzmán, Miguel Littín), medici, traduttori. Gente che ha assistito ad una capitolazione irreale e che vide nell’ambasciata italiana un barlume di salvezza.
Perché Santiago, Italia in un periodo storico come questo diventa – forse suo malgrado – un documentario fortemente politico.  Santiago, Italia
L’Italia degli anni ’70 seguiva infatti con attenzione le dinamiche di un Paese sì lontano, ma che in realtà aveva un’esperienza democratica pluripartitica molto simile alla sua. E proprio l’ambasciata italiana a Santiago del Cile sarà luogo dove rifugiarsi, proteggersi e ripartire alla volta di un’esperienza nuova di vita.

Un film politico, si diceva.  A contribuire a questa sensazione c’è anche la straordinaria contemporaneità con cui il film esce nelle sale, all’alba di una nuova epoca di (dis)integrazione del tessuto societario conseguente lo smantellamento del sistema SPRAR la ormai inevitabile apocalisse che comporterà, con migliaia di migranti improvvisamente tornati ad essere clandestini senza un reale progetto di dialogo coi Paesi d’origine. Il dl Salvini è ad un passo dall’essere legge ed il Ministro, sempre attentissimo a twittare contro chi lo critica, non si è lasciato scappare l’occasione per condividere post anche contro il regista romano ed il suo nuovo film.
Del resto Moretti non è «imparziale», lo ripete egli stesso durante il documentario. Ma se la partita dev’essere quella del bianco contro il nero, del noi a casa nostra, loro a casa loro, allora diventa assolutamente necessario aggrapparsi a certe icone di imparzialità.
Servono dieci, cento altri Nanni Moretti. Serve un ceto intellettuale che dopo un ventennio di berlusconismo non riesce più a pungere, ad analizzare, a criticare la società di oggi.
Servono storie come Santiago, Italia, le quali ci ricordino ad ogni ora che siamo e saremo sempre un popolo di migranti, che siamo e saremo sempre un popolo che accoglie ed ha accolto.

Santiago, Italia è un appello agli autarchici. Perché stavolta la differenza tra il venire per restare in disparte o il non venire per niente farà una differenza abissale. 

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