Se è vero che ogni statistica, per sua propria natura, non può trascrivere alla perfezione ciò che rappresenta, bisogna anche considerare che i nuovi parametri per il giudizio e la comparazione introdotti dal Centro Studi Investimenti Sociali favoriscono una maggiore efficacia degli indicatori scientifici: il primo cambiamento, per esempio, consiste nel prelevare i dati scientifici direttamente dall’anagrafe degli studenti e non più dalla banca dati del Ministero; in secondo luogo, per le Università private sono stati utilizzati i medesimi criteri di quelle pubbliche. lnternazionalizzazione, servizi per gli studenti (biblioteche, alloggi), borse di studio, qualità delle strutture, efficacia e presenza su Internet: queste e altre le misure di valutazione di cui le classifiche si fanno portavoce. A mo’ di breve «bollettino» della Grande Guida diciamo questo: nella classifica generale Siena si colloca in testa con 100,6 punti, seguita dall’Università di Trento con una media di 99,8 punti e da quella di Camerino con 96,2 punti. Risultati più deludenti per alcuni grandi atenei, tra cui Napoli, Milano e La Sapienza di Roma: anche a fronte degli oltre 140.000 iscritti quest’ultima raggiunge solo 80,2 punti, scontando le difficoltà e i ritardi di servizi e strutture.
La novità più grande della Guida 2015 è però l’introduzione delle classifiche della didattica, raggruppate per gruppi disciplinari (medico-sanitario, architettura, economico-statistico, letterario-umanistico, ecc.), perché questa scelta porta in sé due indicazioni vere. La prima è — finalmente — l’accento sull’importanza della qualità della didattica, e quindi di fattori e condizioni sostanziali nell’esperienza universitaria di studenti e docenti. I risultati riguardano, tra le altre cose, la valutazione dell’offerta formativa dei corsi di laurea degli atenei (formulata con precisione perché adeguata ai percorsi di studio degli studenti), il criterio della produttività (iscritti confermati, iscritti fuori corso, studenti laureati in regola) e dei rapporti internazionali, il sostegno alla mobilità per approfondire ed integrare i propri studi all’estero.
La seconda è che è sempre bello e affascinante avere informazioni e notizie di qualche cosa in generale, ma se devo scegliere dove andare in vacanza probabilmente vorrò sapere qual è il posto specifico per me migliore, in cui potrò vedere cose più belle, conoscere di più. E questo vale anche (o a maggior ragione) per la scelta degli studi: in fondo «fare l’Università» vuol dire sempre scegliere un determinato indirizzo di ricerca, in una certa Università.
Per chi ha già un’idea di cosa desidera studiare, ma non sa ancora dove, sarà allora utile consultare la classifica delle migliori Università per ogni area didattica (la classifica completa è disponibile qui), divise tra lauree triennali, magistrali e a ciclo unico. E a mo’ di un altro bollettino diciamo allora che chi è interessato a studiare Architettura in un corso a ciclo unico farebbe bene ad iscriversi a Ferrara (che oltre ad essere una bellissima città ha 104 punti in classifica per il suddetto corso di laurea); un futuro biologo potrà invece trasferirsi a Camerino, mentre per Medicina si può preferire Pavia o Padova. Gli aspiranti umanisti che vogliono frequentare un eccellente corso di laurea in Filosofia, in Lettere o in Storia dovrebbero partire (o restare) alla volta di Roma e varcare le porte dell’Università di Tor Vergata.
Nessuna classifica è, da sola, la garanzia di una esperienza positiva, soprattutto quando in quest’ultima sono implicati elementi umani, energie e incontri personali che hanno a che fare con le persone, come è nella vita dell’Università. Ma, per la mia attuale esperienza di dottoranda nell’ateneo dove ho prima studiato, che si è classificato al primo posto per il settore disciplinare degli studi che seguo, sono contenta di constatare che questa classifica rispecchia realmente la qualità e l’impegno per cui la mia e altre Università si contraddistinguono.
Emanuela Tangari
30 luglio 2015