Forse delle “voci” la chiamano, quelle stesse voci che da un po’ di tempo non le danno tregua, affiorate nella mente già fragile di un donna introversa, schiva, che il tran tran di un’esistenza grigia trascina in un’avventura che non ha mai conosciuto, iniziata con un tradimento virtuale a quella routine coniugale con un uomo sempliciotto, tenero ma forse senza sorprese, quelle che accendono la fantasia di una donna giovane.
Elena Ceste, 37 anni, col marito Michele Buoniconti , vigile del fuoco, quattro figli, risiedono a Motta di Costigliole, un piccolo comune della periferia astigiana. Vivono isolati in una decorosa villetta situata su una lunga fettuccia di campagna. Nessuna scossa nella loro vita. Unica scappatoia di Elena dai doveri casalinghi è chattare su Facebook, amiche, ex compagni di scuola, tutti come lei sposati e residenti in zona. Elena era molto brava a scuola, dicono le amiche, ma sempre assai riservata, non rivelava a nessuno qualche sua relazione sentimentale, venuta alla luce nel tempo, per caso.
Ma Facebook le è fatale. Forse presa di mira proprio per la sua ingenuità, viene coinvolta in qualche gioco sporco, costretta suo malgrado, forse drogata, a farsi oggetto di un video dalle tinta forti, che lei teme possa essere messo in circolazione come spesso accade. Sicuramente si pente di quella sua debolezza, non si capisce se volontaria, parla al marito di “voci” martellanti che le assillano la testa, di persone che la perseguitano. Il marito Michele, già geloso, a detta di amiche, delle distrazioni virtuali di Elena, dopo la sua scomparsa improvvisa lancia accuse pesanti verso un ex compagno di scuola della moglie, col quale lei avrebbe intrattenuto quei pericolosi rendez-vous. Ma quello si difende dalle accuse. E tutto sembra magicamente cancellato dalle pagine di Facebook, né chat né quel video incriminato.
Il “candido” Michele si apre come un fiume in piena a “Chi l’ha visto” e “Quarto Grado”, racconta molti particolari sulla moglie, forse troppi particolari che dovrebbe riservare agli inquirenti, anche se ormai certe trasmissioni risultano assai valide a portare elementi utili alle inchieste giudiziarie che spesso denunciano parecchie lacune. Ed ora si affaccia anche una supertestimone che assicura al cento per cento di aver visto Elena Ceste a Torino, di averci parlato, che la donna portava gli occhiali da vista ed ha dichiarato di chiamarsi Elena. Ma come mai alcune cronache riportano che sugli abiti lasciati fuori casa dalla donna c’erano anche gli occhiali da vista? Particolari importanti da approfondire, considerato che cronache giornalistiche e testimonianze sono spesso inattendibili.
Facebook resta per ora il solo capo d’accusa, un sito nato con i migliori intenti di una sana socializzazione , ma rivelatosi, come era da prevedere, uno strumento aperto ad ogni specie di individui e di affari, uno strumento pericoloso per i più sprovveduti. Ed ora ci si augura che Elena Ceste torni a casa dai suoi figli mettendo in fuga tutti i suoi fantasmi.
Angela Grazia Arcuri
2 marzo 2014