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Perché il governo vuole limitare i controlli della Corte dei conti sul PNRR

Con un emendamento all’interno di un decreto-legge, il governo impedirebbe alla Corte dei conti di esprimersi sui singoli progetti

Un riassunto dei fatti

Il 1° giugno la Commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato un emendamento per modificare il decreto “Pubblica amministrazione” ed escludere il PNRR dal cosiddetto “controllo concomitante” della Corte dei Conti. Questo controllo è stato istituito anni fa per consentire alla Corte di supervisionare e controllare, nel mentre che si stanno attuando, progetti finanziati dallo Stato e segnalare eventuali ritardi o irregolarità. La problematica è sorta un giorno prima, mercoledì 31 maggio, giorno in cui il governo di Giorgia Meloni ha inserito in un decreto-legge in fase di conversione in legge un emendamento per limitare il potere di controllo della Corte dei conti sull’attuazione del PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza con cui il governo intende spendere i finanziamenti europei del bando Next Generation EU. Il presidente della Corte dei Conti Guido Carlino ha duramente criticato la scelta del governo, dicendo, ad ogni modo, di rispettarla, mentre, al contrario la stessa Giorgia Meloni, in un’intervista a Quarta Repubblica, ha tenuto a precisare: “Sommessamente osservo che facciamo solamente quello che ha fatto il precedente governo”, riferendosi al fatto che la paternità di queste norme sia da rintracciare nell’esecutivo precedente (quello di Mario Draghi). Debora Serracchiani, esponente del Partito Democratico, invece, dice di star assistendo pian piano ad una deriva sempre più autoritaria.

L’emendamento nel dettaglio

L’emendamento prevede, nello specifico, una modifica a un decreto-legge del luglio del 2020 che accordava alla Corte dei conti il cosiddetto “controllo concomitante sui principali piani, programmi e progetti relativi agli interventi di sostegno e rilancio dell’economia nazionale”; perciò anche sul PNRR. Entrando ancora più nel particolare, il “controllo concomitante” è la funzione della Corte dei conti che consente ai magistrati contabili di intervenire con controlli continui e relazioni su un singolo progetto, avvertendo il governo di potenziali problemi (come è accaduto proprio sul PNRR per gli asili nido o le infrastrutture idriche). Il nuovo emendamento ha inserito, quindi, la frase “ad eccezione di quelli previsti o finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”, escludendo così che la Corte dei conti possa esercitare tale controllo concomitante sui progetti del PNRR. Se l’emendamento sarà approvato, alla Corte dei conti resterà comunque un compito più generale di controllo sulle spese e l’efficienza dei bandi del PNRR, sulla base del quale continuerà a presentare ogni sei mesi una relazione al parlamento, come ha fatto finora. Il problema, per l’appunto, è che non potrà però esaminare i singoli progetti.
Lo stesso emendamento prevede anche il rinnovo fino al 30 giugno 2024 del cosiddetto “scudo erariale”, introdotto dal governo Conte e confermato dal governo Draghi (per queste ragioni Meloni afferma di non aver cambiato, nell’effettivo, nulla, ma di aver perseguito soltanto ciò che aveva proposto l’ex Presidente del Consiglio): lo “scudo erariale” è uno strumento che limita le contestazioni per danno erariale ai soli casi di dolo, cioè di volontà nel procurare il danno, escludendo la colpa grave per i funzionari pubblici.

La polemica scatenatasi con le dichiarazioni di Fitto

Una visita non annunciata del ministro Raffaele Fitto per gli Affari UE, la Coesione e il PNRR ha dato il via alla complicata trattativa con l’Europa sul nuovo Piano di Ripresa e Resilienza italiano e si svilupperà prima che l’Italia presenti ufficialmente il nuovo documento con l’aggiunta del RepowerEu. Nel corso del briefing quotidiano, il portavoce della Commissione Europea ha spiegato che l’Italia non ha ancora presentato il PNRR modificato, sottolineando che Roma può contare su 2,7 miliardi aggiuntivi per il Repower ma che questo necessariamente deve contenere “nuove misure e nuovi investimenti”. A Bruxelles Fitto ha, probabilmente, parlato proprio di questo, dopo le svariate polemiche che si sono susseguite sulle sue giustificazioni date per difendere la scelta del suo governo, sia il 31 maggio, durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi, che il 1° giugno, durante un question time in Senato, in merito alla vicenda PNRR e Corte dei conti. Secondo quanto sostiene Pagella Politica, sembra esserci un problema di coerenza nella posizione adottata da Fitto. Non è chiaro, secondo il sito, il perché, per Fitto, il decreto del 2020 non possa essere usato per il PNRR, che è stato varato soltanto l’anno dopo, mentre, però, può essere impiegato per prorogare lo scudo, coprendo anche i dirigenti che lavorano sull’attuazione del PNRR.

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