Mina: forse non tutti sapevate che…
Il genio italiano che lega architettura e cinema… e il carosello.
Da un po’ di tempo pensavo a questo articolo e dato che siamo nella settimana di Sanremo quale occasione migliore per parlarvi della grande Mina e della terza e quarta serie dei caroselli Barilla da lei girati, rispettivamente, nel 1966 e nel 1967.
Molti di voi si staranno chiedendo se questa sia ancora una rubrica di architettura, abbiate fede.
Inizialmente ne conoscevo solo uno: quello sulle note di “Mai Così” girato sul tetto delle aviorimesse Alitalia di Riccardo Morandi a Fiumicino, scoperto proprio studiando questo illustre ingegnere italiano del XX secolo.
Era a lui, primo di una serie di geniali ingegneri dimenticati, che volevo dedicare un articolo, rendendogli un po’ di svagata notorietà.
Poi nel corso delle ricerche di questo video, l’affascinante -e forse più glamour- scoperta degli altri caroselli, delle loro suggestive location e dell’architetto Piero Gherardi, per di più in piena settimana sanremese, mi ha distratto.
Ma non temere Riccardo, sei solo rimandato.
Chi è Piero Gherardi?
Detto da solo il suo nome potrebbe non dirvi granché, ma associato a quello di Federico Fellini o a Mina forse comincia a dire qualcosa in più.
Si tratta dello scenografo e costumista tanto caro al super regista italiano, vincitore di numerosi premi, nominations e riconoscimenti sia come scenografo sia come costumista: tra questi ben due premi Oscar per i costumi di “8e mezzo” e “la Dolce Vita”.
Inizia a esercitare la professione di architetto e si avvicina da autodidatta al cinema e all’art direction, a cui da un certo momento in poi si dedica esclusivamente.
Complice fu anche il sodalizio con Fellini.
Gherardi riusciva a completarlo perfettamente: dava vita alla sua visione fantastica della realtà, popolandola, e aggiungendo ai suoi film quella ulteriore caratterizzazione visiva di luoghi e personaggi.
Le locations che sceglie per i Caroselli Barilla, sono talmente semplici eppure così incisive, da rubare quasi la scena a Mina, se non fosse per i meravigliosi costumi, disegnati sempre da Gherardi, che interpretano l’anima della canzone nel video e nello stesso tempo si fondono con la personalità del luogo sullo sfondo.
Mina stessa appare bellissima e senza tempo proprio come un’ opera di architettura.
Il più felliniano di tutti è il video di “Una casa in cima al mondo”, girato sulla scalinata e sul piedistallo della statua equestre antistante il Palazzo della Civiltà Italiana dell’Eur a Roma. Mina è vestita da un abito a calla ed è semplicemente stupenda; l’ondeggiare del suo vestito è ripreso da quello del drappo posto sulla statua equestre. Il regista non può che essere un architetto, è chiaro dai primi frames.
Si ha davvero la sensazione che tutto sia orchestrato per far emergere una dimensione votata all’esaltazione del dettaglio architettonico: Mina così piccola rispetto alla grandiosità circostante, diventa un ornamento che da vita a quelle atmosfere, altrimenti metafisiche, rendendole fiabesche ed eterne.
Ecco la lista completa dei caroselli con rispettive canzoni e locations secondo la mia ricostruzione:
Primo ciclo del 1966:
- Mai così – Mina si aggira statuaria tra i meravigliosi stralli della copertura degli hangar di Fiumicino, sottolinendo la grazia di tale struttura tanto che gli stralli in cemento armato precompresso sembrino corde di un’arpa.
(Se non li avete mai notati sono i primi edifici che vedete sulla destra arrivando a Fiumicino)
- Se Telefonando – Mina avvolta in un costume fatto da “cavi telefonici” domina dall’alto il cantiere della stazione di Napoli Centrale (progetto del 1954 di P.Nervi, C. Cameli, C. Cocchia, M. Battaglini, B. Zevi, G. De Luca, L. Piccinato, G. Vaccaro).
Ci sono frame ripresi dal grattacielo delle FS e altri proprio sulla celebre copertura a piramidi. Si vede ancora la pensilina a “proboscide” in costruzione che, prima della recente riqualificazione, conduceva alla stazione degli autobus.
- L’ultima Occasione – il più neorealista di tutti: la cantante viene ripresa in un paesaggio bucolico, protagonista gli archi dell’acquedotto romano, probabilmente zona Ponte di Nona.
- Taratatà – Mina, in linea con la canzone, indossa un abito i cui drappeggi suggeriscono il “fumo blu” di cui canta.
Il set si trova sul cantiere di un edificio di grandi dimensioni, colpiscono i pilastri con i grandi stralli diagonali in cemento armato e le grandi vetrate laterali inquadrate in un momento in cui la tigre di Cremona volteggia seduta su un altalena.
Probabilmente si tratta di un edificio alto nella zona di Napoli, ma a nulla è servito lambiccarsi il cervello a cercare quale potesse essere (un’ipotesi, per datazione, è quella del grattacielo del Jolly hotel, ma solo Mina potrebbe illuminarci).
Piero Gherardi con la sua troupe compare riflesso in uno specchio dopo i primi secondi di carosello.
- Non Illuderti – Mina indossa questa volta una parrucca bionda riccioluta ma la location sembra essere lo stesso misterioso edificio del precedente.
Si prosegue con il secondo ciclo del 1967, anche se questa volta la concentrazione e la cura del dettaglio è più sui costumi e sul look “alieno” di Mina: sopracciglia non pervenute, nei in vista e grandi occhi allungati esaltati da chilometriche ciglia nere:
- Mi sei scoppiato dentro al cuore – Mina è una medusa di piume in un esplosione di palloncini bianchi.
- Sono come tu mi vuoi – vestito fiorato in una casa degli specchi vintage originale!
- Ebb tide – versione geisha sul molo di una spiaggia di Posillipo.
- Una casa in cima al mondo – bellissima calla umana in cima….alla scalinata dell’Eur.
Sono tutti bellissimi, tanto che sono stati raccolti in un Dvd, e offrono inusuali prospettive di queste grandiose opere di ingegneria. Inusuali perché si tratta di testimonianze indelebili di scenari di cantiere o in altri casi, come per le aviorimesse, offrono scorci che nella nostra minuscola dimensione di pedone sono inarrivabili e inesplorate.
Come per altri esemplari del cinema del tempo, fissano attimi di edifici e realtà architettoniche e ingegneristiche rendendole eterne, riuscendo ad essere più efficaci di tanti archivi.
Sono la rappresentazione dei dorati anni ’60, del boom economico, della ricostruzione, e del genio dell’ingegneria italiana: tutti documentati con spirito monumentale e celebrativo.
D’altra parte si dice che Gherardi avesse scelto queste location in origine per girarvi “Il viaggio di G. Mastorna”. Si tratta del film che Fellini rincorse tutta la vita e mai realizzò, e pare che uno dei motivi fosse proprio l’avvenuta rottura con Gherardi.
Quando Barilla andò da Fellini e gli chiese di girare dei caroselli, lui rifiutò e fece il nome di Gherardi, giudicandola un’attività poco “nobile”. L’architetto accettò e non solo ebbe Mina, (la quale nel frattempo rifiutò di girare con Fellini non sentendosi a suo agio nel ruolo di attrice), ma utilizzò nei caroselli da lui diretti, anche le locations che aveva scelto per Mastorna.
Si possono quindi considerare dei mini capolavori di stampo felliniano e delle mini celebrazioni dell’ingegneria italiana degli anni ’60, al tempo in cui il Bel Paese faceva sognare tutto il mondo sia per il cinema e per la musica che per l’architettura e l’ingegneria (e la pasta…Barilla!).
Sarebbe bello imparare e prendere ad esempio questo spirito celebrativo di quell’ italianità capace di tali virtuosismi in campi così lontani, come lo spettacolo e l’edilizia, eppure così vicini come ci mostrano i video.
Dopo essersi calati in questa dolce digressione temporale non mi resta che augurarvi un buon rientro ai nostri giorni, ma non prima di lasciarvi aperto il quesito che ancora mi attanaglia.
Quale sarà l’edificio che manca all’appello, quello che fa da sfondo a “Taratata” e “Non Illuderti”?
Qualche suggerimento? Mina aiutaci.
Stefania Fiorentino
21 febbraio 2014