Ken Loach a Roma con I, Daniel Blake
Ci sono film che valgono quasi quanto un’esperienza nella vita reale e personalità che hanno la forza trasformare un’arida denuncia sociale in arte, questo è Ken Loach che ieri a Roma ha presentato alla stampa il suo ultimo lavoro Io, Daniel Blake (I, Daniel Blake). Il film uscirà nelle sale italiane tra più di un mese ma il titolo non suona nuovo a nessuno perché con questo il regista inglese ha vinto la Palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes.
In Io, Daniel Blake Ken Loach riesce a spiegare la complessità e la profonda ingiustizia del sistema del sistema del welfare inglese attraverso la storia di un uomo comune, un cittadino come tanti. Daniel è un operaio semplice, serio e onesto che dopo aver avuto un attacco di cuore si trova bloccato in un paradosso burocratico: secondo il suo medico non può lavorare per motivi di salute, ma per ricevere il sussidio di disoccupazione, poiché secondo lo Stato invece sarebbe idoneo al lavoro, deve dimostrare di essersi impegnato a cercare un lavoro che non potrà mai accettare davvero.
Ken Loach parla di una nuova forma di povertà indotta dal sistema liberismo economico. “Questo film – ha spiegato il regista britannico – è nato dalla rabbia che abbiamo provato nel renderci conto di aver consentito negli anni che si creasse questa situazione”. Loach non si fa problemi a manifestare il proprio pensiero politico dichiaratamente a favore delle classi sociali più deboli e contrario al libero mercato, ma più di tutto ci tiene a sottolineare di aver girato un film per il piacere di raccontare la verità attraverso il cinema.
“Gli Stati di tutta Europa – spiega meglio Loach – non si schierano in favore delle persone ma in favore del capitale”. Al contrario la storia di Io, Daniel Blake si muove con delicata schiettezza tra la descrizione delle complesse procedure burocratiche e il racconto discreto e mai patetico di un uomo in cerca di una condizione di vita dignitosa. Ad un certo punto del film il protagonista, Daniel Blake, lancia un’osservazione semplice ma significativa: “Se perdi il rispetto di te stesso sei finito”. Di fronte alla totale assenza di umanità da parte del sistema statale, che segue al di sopra di tutto gli interessi economici, fino al punto di favorire un trattamento disumano verso i membri delle classi meno abbienti, Ken Loach commenta: “Il precariato è un disastro che va a tutto vantaggio delle grandi aziende”.
Le motivazioni che hanno spinto Ken Loach a realizzare questo film sono forti, il suo atteggiamento è risoluto e afferma: “I ricchi non amano vedere i poveri che sporcano le strade, per questo li allontanano”. Per realizzare questo film il regista e gli sceneggiatori hanno studiato a lungo la situazione delle classi sociali più deboli e svantaggiate in Inghilterra e le cause che hanno generato tanti disagi sociali: “Il governo si disinteressa a loro, il ceto medio basso si sente isolato, trascurato e non rappresentato al livello politico. La vera sfida è ricoinvolgere queste classi al livello politico”.
Molte delle scene del film sono state girate direttamente nei centri di collocamento e alcuni degli attori impiegati in queste sequenze erano un tempo veri funzionari di uffici statali; Ken Loach racconta: “Molti di loro hanno lasciato il posto di lavoro perché non sopportavano la crudeltà di trattamento richiesta da governo. Mentre giravamo ci hanno raccontato di aver assistito a molte situazioni analoghe a quelle del film”.
Tra le tante difficoltà che incontrano le persone nell’accedere ai sussidi statali Io, Daniel Blake descrive anche quella dell’analfabetizzazione di molti rispetto all’impiego delle nuove tecnologie informatiche. “E’ giusto – spiega Ken Loach – studiare e investire nel progresso dei supporti tecnologici, ma la questione è: a vantaggio di chi andranno? La conoscenza è una cosa buona, il problema è come la si usa, se va a vantaggio di pochi o di tutti”.
Lo scorso maggio I, Daniel Blake ha ricevuto la Palma d’oro al festival di Cannes, uno dei premi più prestigiosi del cinema. Alla vigilia dell’uscita del suo film nelle sale il prossimo 21 ottobre Ken Loach commenta così questa esperienza: “Senza i grandi festival del cinema come Cannes, Venezia o Berlino sarebbe molto più difficile presentare film come questo. Questi premi aiutano a sostenere questo genere di cinema e rendono più facile il lavoro dei distributori a diffondere anche questo tipo di film; ma è soprattutto la voglia di fare cinema che spinge a lavorare”.